Pistoia, 28 marzo 2014 - Era sconvolto, agitato, in stato confusionale, provato dalla nottata trascorsa in questura a visionare le immagini del corpo ritrovato nella sua proprietà di Casalguidi. Luigi Orefice, 45 anni, sostenuto dal suo avvocato Guido Tesi, ha rilasciato poche dichiarazioni sul macabro ritrovamento fatto mercoledì sera dagli uomini della squadra mobile.
 

Un corpo fatto a pezzi e sciolto nell’acido: con molta probabilità, quello del fratello Rosario, scomparso quattro anni fa. In questo momento così delicato, Luigi Orefice, già sotto processo in Corte d’Assise a Firenze con l’accusa di aver ucciso il fratello e averne occultato il cadavere, preferisce non parlare anche se è evidente la voglia di proclamare ancora una volta, come ha già fatto in passato, la sua innocenza qualora quel corpo, che ancora non ha un nome certo, fosse davvero di Rosario.


«Sono sconvolto — dice Luigi Orefice appena varchiamo la porta di casa — . C’è poco da dire, è una cosa tremenda quella che è successa. A prescindere da tutto, anche se quel corpo non fosse di mio fratello, è pur sempre stato trovato un cadavere nella mia proprietà. Si rende conto di quello che sto passando? Sono distrutto e stanco».


Luigi Orefice è stato prelevato da casa mercoledì alle 21 dagli uomini della mobile ed è rientrato solo ieri mattina alle 5. Per ore, ci ha raccontato, è stato interrogato da Antonio Fusco, capo della squadra mobile, che gli ha fatto vedere accuratamente le immagini del ritrovamento, una per volta.
«Io personalmente non avrei mai capito che quei resti erano umani — racconta Luigi quando chiediamo i dettagli della nottata in questura — . Non capisco come mai gli operai che erano lì a lavorare abbiano chiamato subito la polizia e non me. E poi — aggiunge — le sembra corretto che vadano a perquisire uno stabile senza avvertire il proprietario? Io ho saputo tutto quando sono arrivato in questura. Non mi ha chiamato nessuno prima».


Dopo una piccola pausa dà libero sfogo alle emozioni Luigi. «Non mi vergogno di niente — dichiara deciso mentre l’avvocato gli consiglia di non rilasciare altre dichiarazioni — . Sono innocente e non ho da nascondere nulla, la mia vita ormai è rovinata». A sostenere il marito, ieri pomeriggio in casa, c’era anche la moglie Maria Antonia Orlando che in queste ore di ‘panico’, in cui i riflettori sono nuovamente piombati sul marito, vuole proteggere i due figli di 11 e 23 anni.
«Siamo nel lutto, non abbiamo molto da dire — dice intimorita e provata anche lei dalla stanchezza — . Devo tutelare il bambino più piccolo. Da quattro anni viviamo nella sofferenza. Aspettiamo di capire come prosegue la vicenda, per ora rispettate il nostro dolore».
 

Michela Monti