Pistoia, 27 marzo 2014 - I resti erano lì, in un bidone di ferro, sciolti nell'acido. Il cadavere, fatto a pezzi, era in un bidone chiuso ermeticamente nel capannone della ditta Italverniciatura di proprietà dei fratelli di Luigi e Rosario Orefice nella campagna di Casalguidi. Luigi Orefice, 45 anni, è imputato con l'accusa di aver ucciso e soppresso il cadavere del fratello Rosario, 38 anni, scomparso ormai da quasi quattro anni, dal 30 aprile 2010. I resti potrebbero dunque appartenere al 38enne. L'ipotesi, tuttavia, al momento, non e' confermata dalla polizia. Del caso della scomparsa si occupò anche la trasmissione 'Chi l'ha visto?'. Ad accorgersi dei resti umani sono stati coloro che adesso hanno in affitto la struttura, cui stavano effettuando dei lavori di manutenzione. Gli operai hanno notato che il fusto emanava odore di materiale organico e hanno subito segnalato il fatto alle forze dell'ordine.
 

Il bidone era nascosto in un'intercapedine situata a circa due metri di altezza tra le due canne fumarie di un forno di verniciatura e non visibile dall'esterno. Il resti sono stati fatti rimuovere e sono stati posti a disposizione dell'autorità giudiziaria per i successivi esami finalizzati all'identificazione del cadavere ed a stabilire le circostanze del decesso. Sulla vicenda indaga la squadra mobile di Pistoia. Secondo la procura di Pistoia il movente sarebbe di carattere economico: Luigi avrebbe ucciso il fratello dopo averne premeditato l'esecuzione per mesi, occultando il cadavere.

Ma itanto Luigi Orefice continua aproclamarsi innocente. "Il mio cliente e' molto provato da questa cosa, alla quale pero' si ritiene estraneo e continua a dirsi innocente". Cosi' l'avvocato Guido Tesi, difensore di Luigi Orefice.