Pistoia, 19 ottobre 2013 - Un graffio sulla carrozzeria da trecento euro diventava, nella denuncia all’assicurazione, un danno da oltre mille euro. E la compagnia liquidava senza attardarsi in accertamenti per un cifra, in fondo, relativamente bassa, che superava facilmente il vaglio delle
verifiche interne in presenza di certificazioni apparentemente corrette. L’incidente con il falso colpo di frusta al falso passeggero, documentato con il certificato di uno studio medico compiacente, diventava invece un più cospicuo risarcimento, piovuto in tasca dal cielo.

 

Oppure, ancora, incidenti del tutto inesistenti, nei quali i protagonisti della denuncia, proprio quel giorno e a quell’ora, erano a cento chilometri l’uno dall’altro (elemento provato dai tabulati telefonici), mentre le intercettazioni documentavano artifizi e combutte. Tutto questo è diventato, ieri mattina, il blitz finale di un’indagine dei carabinieri durata circa due anni che ha portato, agli arresti domiciliari, undici persone, cinque uomini e sei donne, tutti residenti in Valdinievole.

 

Un direttore di una filiale bancaria di Roma, un sessantenne socio di una delle carrozzerie coinvolte,
è stato invece
raggiunto da una più lieve misura cautelare, l’obbligo di dimora: avrebbe curato la ricossione dei bonifici dei vari risarcimenti illeciti. L’accusa è pesante: associazione a delinquere finalizzata alla truffa alle compagnie assicurative. Gli indagati, per il solo reato di truffa, sono almeno trecento persone. Il danno ipotizzato è di svariati milioni di euro e i falsi incidenti documentati sono decine e decine. Le carrozzerie interessate dai provvedimenti sono la «Piramide» di Massa e Cozzile, «I Frati» di Monsummano Terme e «Lenzi» di Serravalle, mentre le agenzie infortunistiche sono «Life» di
Monsummano Terme e «Ls», «Alt Infortunistica» e «Infortunistica Valdinievole», di Montecatini Terme.

 

Tutte le carrozzerie e tutte le agenzie coinvolte sono state sottoposte a sequestro preventivo. L’indagine è stata diretta dal procuratore capo Renzo Dell’Anno e svolta dai carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria presso la Procura e dai militari della Stazione di Monsummano. Ha avuto origine dalle dichiarazioni di un soggetto sottoposto a un altro procedimento che, per alleggerire la sua posizione ha detto, più o meno, agli inquirenti: «Ve lo spiego io come li fanno, i barbottini». E così i «barbottini» sono diventati tanto consistenti e gravi da impegnare il giudice per le indagini preliminari Alessandro Buzzegoli in tre maxi-ordinanze, documentatissime, con le quali ha disposto le misure cautelari richieste dalla Procura.

 

A illustrare le caratteristiche dell’indagine il procuratore capo Dell’Anno, che ha evidenziato un aspetto singolare di questa vicenda. «Da qualche tempo — ha spiegato — nelle statistiche pubblicate sugli incidenti stradali la provincia di Pistoia figurava nelle prime posizioni insieme a Napoli e Caserta, realtà dove c’è la massima diffusione del fenomeno delle frodi». Dalle rivelazioni ricevute dai carabinieri si è articolata un’indagine che ha portato alla individuazione di tre gruppi che corrispondevano alle tre carrozzerie. «Ne abbiamo individuato l’organigramma — ha spiegato Dell’Anno — i cellulari e i soggetti coinvolti e così i tabulati e le localizzazioni, a volte assai distanti tra loro proprio nei giorni in cui erano stati documentati gli incidenti. In caso di Cid, i moduli avevano quasi sempre la stessa calligrafia».

 

Il procuratore ha spiegato perchè, nei confronti degli indagati, non è stato chiesto il carcere: «Me ne faccio carico», ha sottolineato. Ha pensato al sovraffollamento degli istituti di pena e che gli arresti domiciliari, con il divieto di comunicazione e il sequestro preventivo, fossero misure sufficienti. Dell’Anno ha evidenziato come il fenomeno rappresenti una piaga sociale, perchè il sommarsi dei risarcimenti di questa miriade di incidenti fasulli va a incidere sui premi assicurativi e così, alla fine: «siamo tutti parti lese». Il colonnello dei carabinieri Eugenio Cacciuttolo ha sottolineato l’attività certosina svolta dai suoi uomini e le capacità investigative della Stazione di Monsummano e della Pg, con i loro comandanti.

lucia agati