Pistoia, 9 ottobre 2013 - E’ stato chiuso un pezzo di storia del territorio. Il Monte dei pegni della Cassa di risparmio di Pistoia e Lucchesia di via Bure vecchia, dal primo ottobre, ha cessato la sua normale attività di credito. A Sant’Agostino non vengono più accettati oggetti di valore in cambio di liquidità. Una decisione che non poteva passare inosservata in città: in pochi giorni sono scattate le proteste. E’ infatti forte l’amarezza di quei cittadini che in questi anni si sono rivolti al Monte dei pegni, conosciuto in passato anche come Monte di pietà, per ottenere un po’ di ossigeno in momenti di forte difficoltà economica, un importante presidio che consentiva di ottenere, a tassi contenuti, soldi in contanti senza perdere la possibilità di riscattare l’oggetto che era stato impegnato. Una scelta simile hanno già compiuto altri istituti di credito del gruppo Intesa in varie zone d’Italia.

 

L’istituto di credito con una nota sottolinea che «l’operatività del Monte dei pegni di Cassa di risparmio di Pistoia e Lucchesia verrà trasferita, nella logica di rispondere efficacemente alla sempre maggiore richiesta di specializzazione nei servizi alla clientela. Questo il contesto insieme all’impegno nel garantire una efficace presenza operativa sull’intero territorio regionale da parte del gruppo in cui Cassa di risparmio di Pistoia e della Lucchesia ha deliberato la chiusura del Monte dei Pegni di via di Bure Vecchia 6 a Pistoia.

 

Il servizio comunque continuerà ad essere attivo in ambito regionale, con il trasferimento graduale dell’attività entro la fine del 2014. In Toscana infatti l’attività del monte pegni verrà gestito dall’azienda dei Presti in via Bufalini 27/r a Firenze. Il personale della Cassa di risparmio di Pistoia e Lucchesia è impegnato nell’accompagnare la clientela verso questo progressivo passaggio; sarà mantenuta e garantita tutta l’operatività attualmente offerta nella gestione delle polizze».

 

Ma gli utenti del servizio non sono affatto tranquilli di questa nuova situazione e lamentano di non aver avuto una comunicazione tempestiva in merito al cambiamento. «Sono un cliente del Monte dei pegni di Pistoia — scrive un cittadino —. Vorrei comunicare alla cittadinanza quanto sta avvenendo, per evitare in un momento così critico e di disagio sociale dilagante, che le persone che hanno polizze al Monte dei pegni non vengano colte di sorpresa e abbiano un minimo di tempo per poter organizzare il riscatto dei loro averi. La banca non ha dato nessuna comunicazione in merito e questa mancanza di informazione può creare difficoltà, voglio ricordare che quello che è stato chiuso è un importante presidio antiusura per la comunità».

 

Dalla propria pagina Facebook interviene sul tema della chiusura anche il consigliere comunale di Pistoia Futura Alessio Bartolomei: «Visto che il credito è ormai inaccessibile alla maggioranza dei pistoiesi la nostra locale Cassa di risparmio ha pensato bene di chiudere anche il monte dei pegni, unico baluardo prima del baratro — scrive — . La motivazione? La banca ci rimette. Ma è proprio perché ci rimette che serve e va mantenuto». Questa estate anche a Prato la Banca popolare di Vicenza aveva annunciato la chiusura del Monte dei pegni perchè il servizio veniva, in tempo di vendita dell’oro, sfruttato da poche persone. Un ramo secco da tagliare, insomma, proprio perché non remunerativo.

 

Ma nella città laniera ci fu una vera insurrezione: scese in campo a difesa del Monte dei pegni locale perfino il vescovo Franco Agostinelli. E alla fine l’istituto di credito ha fatto dietrofront e oggi è ancora possibile impegnare oggetti di valore per poi riscattarli. A Pistoia il Monte di pietà nacque nel 1473, quasi contemporaneamente a quello istituito a Firenze, ad opera del francescano fra Fortunato Coppoli da Perugia. Nel 1937 il Monte dei pegni è stato incorporato nella Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia.

Michela Monti