Pistoia, 5 ottobre 2013 - «Non ho ucciso mio fratello. Sono innocente. Ho sofferto tanto, in tutta la mia vita, e da tre anni e mezzo, da quando è scomparso, ancora di più, soprattutto da quando sono stato indagato per la sua morte». Luigi Orefice, 45 anni, comparirà davanti al giudice per le udienze preliminari Roberto Tredici fra una settimana, l’11 ottobre. E’ accusato dell’omicidio del fratello minore, Rosario, scomparso senza lasciare tracce il 30 aprile di tre anni fa. Per lui la Procura chiede il rinvio a giudizio. Le indagini sul caso sono state svolte dalla squadra mobile della questura, sotto la direzione del sostituto procuratore Francesco Sottosanti. Orefice è difeso dall’avvocato Guido Tesi del foro di Pistoia.

 

Per due volte la procura ha chiesto la misura cautelare nei suoi confronti. La prima volta ha detto di no il gip Alessandro Buzzegoli, la seconda volta il Riesame, che ha ritenuto insussistente il movente per ragioni economiche sostenuto dagli inquirenti e rilevando come — così ci ha spiegato l’avvocato Tesi —su questa vicenda non siano stati svolti incidenti probatori per conservare, ad esempio, le dichiarazioni di un’amica di Luigi, ormai irreperibile. La donna aveva riferito alla polizia, come già avevamo raccontato su queste pagine, dell’intenzione di Luigi di uccidere il fratello e parlato di una pistola, mai ritrovata.

 

«C’è una fide jussione pagata da me — ci ha spiegato Orefice — di 36mila euro nei confronti di Equitalia. Era stata rilasciata da Luigi per saldare un debito di 89mila euro. Equitalia, per concedere la rateizzazione, aveva richiesto la garanzia. Il debito è stato onorato tramite la fide jussione. Ho pagato anche il Tfr dell’altro operaio». I due fratelli, originari di Caserta, lavoravano insieme in un’azienda di vernici, a Casalguidi. La Procura intravede anche come possibile movente psicologico, un contrasto fra i due che si trascinava fin dall’infanzia.

 

«L’azienda era intestata a lui — ci ha spiegato Luigi Orefice —, per un problema finanziario che avevo avuto io dopo l’interdizione momentanea di firma. Ma mio fratello non ci ha messo un soldo. Non l’ho ucciso, perchè avrei dovuto? Gli ho regalato un’auto nuova, un orologio di marca, gli ho pagato il dentista. E’ stato in casa mia per cinque anni. Prendeva duemila euro tutti i mesi». Una delle prime ipotesi, oltre la scomparsa volontaria di Rosario, era stata quella del suicidio.

 

«Non ci credo al suicidio. E ho saputo da poco che frequentava una ballerina dell’est. Inoltre c’era una testimonianza che poteva essere importante: alcuni giorni dopo la sua scomparsa, un uomo aveva raccontato di aver visto una persona che gli sembrava mio fratello frugare nel camion della ditta. Aveva riconosciuto la sagoma e i vestiti. Poi, purtroppo, quel racconto non è stato confermato».

 

Ma cosa accadde quel 30 aprile? «Sono andato in banca a prelevare, poi a mangiare insieme a lui. Sono andato a cambiare le gomme e poi l’ho raggiunto a casa sua, in via Gorizia, per restituirgli la sua carta di cerdito, che spesso usavo. Non mi ha fatto salire, è sceso lui. Mi ha detto che sarebbe andato via per il ponte del 1 maggio. Non l’ho più visto nè sentito. L’ho chiamato e non mi ha risposto. Poi l’ho cercato negli ospedali. La denuncia l’ho fatta il 7 maggio, per i miei genitori.

 

«L’azienda di Casalguidi — spiega Luigi Orefice — è stata passata al setaccio dalla Scientifica: luminol, georadar, cani molecolari. Hanno trovato soltanto la carcassa di un cane sepolta nel terreno di un mio vicino. «Sto male, questa situazione mi ha sconvolto la vita. Il lavoro non c’è più. Si va avanti ogni giorno con più difficoltà. E oltre il dolore per mio fratello anche quello che sento dovendo affrontare, ogni giorno, l’opinione pubblica. Spero di poter dimostrare la mia innocenza. Per me questo è un grande mistero».

 

Non sarà proposto rito alternativo, conferma l’avvocato Tesi, che ha già provveduto anche all’apertura della procedura civile per la dichiarazione di assenza. Luigi Orefice è pronto ad affrontare il processo, se sarà rinviato a giudizio. L’unica cosa che determinerebbe il suo immediato proscioglimento sarebbe il ritorno di Rosario: «Se dovesse leggere questo articolo vorrei dirgli torna, sto andando sotto processo».

 

lucia agati