Pistoia, 5 ottobre 2013 - Due ore di sciopero, una a metà mattinata e l’altra a fine turno, per ripetere come il messaggio più ricorrente da tre anni a questa parte: «Altro che vendita, AnsaldoBreda va rilanciata, o chiude in due-tre anni. Il Governo deve investire nel settore ferroviario, obbligare Finmeccanica a sostenere la sua azienda, invece di farne spezzatino». Le trattative per il passaggio della «cugina» genovese AnsaldoEnergia a Cassa depositi e prestiti, italiana e di Stato, anzichè alla Doosan, coreana e privata, non tranquillizzano i lavoratori AnsaldoBreda, che ieri sono tornati a protestare a Pistoia e negli stabilimenti di Palermo e Napoli, mentre a Roma Governo e Finmeccanica decidevano le ultime mosse.

Per l'azienda dei treni lo spettro dell’americana General Electric non è stato fugato, e in ogni caso, anche l’ipotesi Cdp, che sembra sostenuta dal Governo Letta anche in contrapposizione alla holding, lascia dubbi. Cassa depositi e prestiti interverrebbe tramite la controllata Fondo strategico italiano, non proprio un gruppo industriale, in ogni caso impossibilitato a rilevare quote di società in perdita. La «scissione» in good e bad company sembra rimanere l’unica alternativa percorribile per il passaggio di almeno una quota del capitale sociale, ma i sindacati non ne vogliono nemmeno sentire parlare.

«Ci spacchettano, cioè ci fanno a pezzi — ripetevano ieri le Rsu davanti ai cancelli di via Ciliegiole —. Mettono Reggio Calabria e Palermo da una parte e Napoli e Pistoia dall’altra. Così ci renderanno più deboli e dopo un paio d’anni, saremo pronti per essere svenduti ad altri». Secondo i sindacati, ieri, l’adesione allo sciopero è stata superiore all’80%. Ai cancelli con le tute blu, anche le segretarie provinciali Cgil e Cisl, Gessica Beneforti e Patrizia Pellegatti, e il vicesegretario nazionale Ugl, Adelmo Barbarossa.

«Lo scopo della protesta — hanno sottolineato i sindacalisti della fabbrica — è far arrivare la nostra voce al Governo, ma anche alla Regione, visto che in passato il presidente, Enrico Rossi ha giurato più volte di voler difendere la nostra azienda. Bene: faccia qualcosa, magari iniziando dall’acquisto di qualche treno nuovo». Di novità sul fronte delle trattative per la cessione, i lavoratori hanno spiegato di non averne. «Grande Ansaldo con Energia e Sts? Magari ma senza investimenti non andiamo comunque da nessuna parte — hanno ripetuto —. Negli altri Paesi, gli Stati sostengono le industrie ferroviare nazionali. E in Italia? cosa fa il Governo?».

Perché secondo Fim-Fiom-Uilm e Uglm, il piano attuale di Finmeccanica, controllata dallo Stato, per il settore civile, «consegna AnsaldoBreda, i suoi lavoratori e tutto l’indotto alla prospettiva della chiusura nell’arco di due o tre anni, una volta esaurite le commesse in corso. Finmeccanica vuole scaricare sui dipendenti i suoi errori e le sue inefficienze. Se il piano non cambia — è la promessa — torneremo a scioperare e manifestare».

simone trinci