di Christian Campigli


Firenze, 11aprile 2013- Sei anni di reclusione per associazione a delinquere ed esercizio abusivo della professione medica. È questa la condanna inflitta ieri ad Ebe Giorgini dalla prima sezione penale della Corte d’Appello del Tribunale di Firenze. Rispetto al primo grado, la pena diminuisce di due anni e mezzo, perché la santona di Carpineta, che non era presente in aula, è stata giudicata innocente rispetto all’accusa di truffa.

Condannati anche Gabriele Casotto (quattro anni e otto mesi), Carmela Lo Conte (2 anni), Rita Andrenacci (un anno e sei mesi) e Cecilia Bertacchi (un anno e quattro mesi). Le pene per Bertacchi, Lo Conte e Andrenacci sono state sospese. Assolti con la formula piena, perché il fatto non sussiste, Marco Gabbriellini, Alfredo Niccolai, Daniela D’Alessio, Maria Pia Graziadei, Giovanna Bartolini, Clara Maccari e Laura Gesualda Mariotti.

Al momento della sentenza, letta nell’aula 13 del nuovo palazzo di giustizia fiorentino intorno alle ore 13 e 15, dopo quasi quattro ore di camera di consiglio, in molti tra i presenti, imputati, amici e parenti degli stessi, sono scoppiati in un pianto liberatorio.“E’ la fine di una persecuzione vera e propria, non vi erano prove ma la Procura ha voluto farci vivere ugualmente questo incubo. Siamo felici che tutto sia finito, anche perché non abbiamo mai fatto del male a nessuno”.

La vicenda di Mamma Ebe, condannata per la prima volta nel 2008 dal tribunale di Forlì, ha radici antiche, e da decenni divide e appassiona. Come spesso capita in Italia, sono nati due veri e propri “partiti” contrapposti, tra chi vede l’ottantenne come una devota cristiana, che ha organizzato solo dei gruppi di preghiera e delle pizze innocenti tra amici e chi invece la descrive come una furba e intelligente manipolatrice, in grado di convincere persone fragili e talvolta malate ad affidarsi alle sue cure.

In aula, dopo la lettura della sentenza, tra i più scuri in volto e tra i meno soddisfatti vi era senza dubbio l’avvocato Marco Ammannato, difensore di Mamma Ebe.
“Continueremo la nostra battaglia e, dopo aver letto con attenzione le motivazioni di questa condanna, ricorreremo alla Corte di Cassazione. Uno dei pochi aspetti che mi regala speranza è che è stata cancellata la condanna per truffa, anche perché non vi era stata una sola persona costituitasi parte civile. È difficile pensare ad una truffa senza un truffato”.

La corte ha infine respinto la richiesta di Ammannato di trasformare gli arresti domiciliari nell’obbligo di presentarsi presso un ufficio di Polizia Giudiziaria.