Prato, 7 marzo 2013 - "Si è trattato semplicemente di discussioni tra innamorati, nell’ambito di una relazione omosessuale". Una frase secca, senza giri di parole, che squarcia il velo che da mesi avvolge la terribile vicenda di Tizzana, dove il 28 dicembre il parroco don Mario Del Becaro fu trovato morto. Ammazzato nella sua canonica, massacrato di botte. Si parlò subito di rapina, per via di quei 300mila euro che il sacerdote avrebbe custodito nella cassaforte. Ma in paese circolava incessante una voce: non trascurate quello che capitava nella sua vita privata.

Già, perché don Mario (che aveva parenti a Prato e provincia) aveva denunciato di essere vittima di un estorsore, il 25enne sinti Hening Lover, nato a Prato. Lo arrestarono in flagranza e oggi il giovane comparirà davanti al giudice monocratico del Tribunale di Pistoia, Luca Gaspari, per il giudizio immediato: deve rispondere delle accuse di tentata estorsione, violazione di domicilio e resistenza a pubblico ufficiale. "Sono sicuro - dice il suo legale, l’avvocato Francesco Mandarano del Foro di Prato - di dimostrare che il mio assistito non ha commesso alcun reato, tantomeno la tentata estorsione, e che non c’entra assolutamente nulla con la morte del sacerdote. Sono inesatte anche le dicerie che lo descrivono come un balordo che importunava il prete".

Non può essere Hening l’assassino: era in carcere quando don Mario fu ammazzato, arrestato il 18 dicembre. Ma allora, fu una rapina o una vendetta ordita da ignoti in seguito all’arresto del giovane sinti? Mandarano scagiona il suo assistito e lancia un macigno, mettendolo nero su bianco: "Nessuna tentata estorsione, si è trattato semplicemente di discussioni tra innamorati, nell’ambito di una relazione omosessuale". Che il parroco di Tizzana e Catena avesse frequentazioni omosessuali lo dicevano in molti, in paese. Un conto però è la diceria popolare, un altro è il comunicato stampa di un avvocato che lo mette nero su bianco.

Il 25enne, attualmente alla Dogaia, è accusato di aver costretto don Mario a dargli somme di denaro "con violenza e minaccia", entrando di notte nella sua dimora dopo aver rotto una persiana e scardinato una porta-finestra in vetro. Non solo, ma secondo i carabinieri minacciò gli stessi militari ("Ve la farò pagare" e frasi simili). Ma per Mandarano si trattava di normali discussioni "tra innamorati" e Lover "non è un balordo".

di Luca Boldrini