Pistoia, 12 giugno 2012 - UN TERREMOTO l’operazione «Untouchables»: nel mirino il meccanismo che serviva a pilotare l’assegnazione dei lavori pubblici, con ventiré arresti tra carcere e domiciliari per dipendenti pubblici e imprenditori anche di peso del settore edile, per accuse che vanno dall’associazione a delinquere, turbativa d’asta, corruzione e concussione. Un meccanismo sviscerato dalla Digos di Pistoia nel corso di un’indagine di due anni. «Un’indagine che non ha precedenti nella storia di questa Procura», per dirla con le parole del procuratore facente funzione Giuseppe Grieco. Le severe regole della legge sugli appalti venivano eluse attraverso l’assegnazione diretta, concordata anche, e soprattutto, semplicemente a cena (ma avendo cura di non dire mai il nome del ristorante per telefono), salvo poi ritoccare i costi in corso d’opera. Le ditte che beneficiavano di queste «facilitazioni» erano poi, secondo l’accusa, «costrette» a sponsorizzare il Pistoia Festival — la serie di manifestazioni estive promosse dal Comune — dal deus ex machina della situazione, ovvero l’ingegnere Marcello Evangelisti 63 anni (nella foto), dirigente comunale del servizio lavori pubblici, finito in manette, all’alba di ieri, con altre dieci persone mentre undici, fra imprenditori e funzionari pubblici si trovano ai domiciliari.
 

IN CARCERE, tra gli altri, si trovano Roberto Riccomi, 58 anni, oggi titolare di due agenzie di viaggi a Montecatini, figlio dell’ex sindaco Lenio, ex segretario provinciale del Psi e oggi nella segreteria regionale del partito; Paolo Mazzoni, ex funzionario della Provincia di Pistoia; Mauro Filoni, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Piteglio e, tra gli imprenditori pistoiesi più in vista, anche Paolo Conti, presidente della Cooperativa muratori e sterratori e affini di Montecatini, che in questo periodo tra le altre opere sta costruendo la nuova questura a Pistoia (non oggetto dell’indagine). Per tutti gli indagati, il blitz all’alba, quando sono state eseguite le ordinanze di custodia cautelare del gip Roberto Tredici su richiesta del pm Francesco Sottosanti, è stato un fulmine a ciel sereno. La Digos ha saputo lavorare nell’ombra: alla criptatura delle conversazioni telefoniche, ha posto rimedio con pedinamenti e filmati. E i sequestri a sorpresa negli uffici sono stati sostituiti dallo studio dei dati reperibili sui siti, passati in rassegna uno a uno, analizzando l’attività di sei anni di appalti (dal 2006 al 2012) a partire dall’ottobre di due anni fa quando alcuni esposti anonimi avevano dato il via all’indagine.
 

lucia agati