Pistoia, 29 ottobre 2010 -  I tempi di attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici si confermano il problema numero uno della complessa macchina dei servizi dell’Asl. C’è chi lamenta una difficoltà di accesso all’assistenza in regime di urgenza e chi si chiede come si possa fare prevenzione se gli esami di controllo non vengono assicurati in un intervallo di tempo limitato. A questi ed altri problemi hanno risposto ieri mattina, ospiti del filo diretto con i lettori de La Nazione, il direttore generale dell’Asl Alessandro Scarafuggi, il nuovo direttore sanitario Silvia Briani, i responsabili dei distretti di Pistoia e della Valdinievole, Roberto Torselli e Claudio Bartolini e il responsabile dello Staff direzione aziendale, Stefano Cantini. «Le richieste di esami diagnostici — ha spiegato Scarafuggi — sono eccessive e spesso non necessarie e di questa abitudine hanno colpa in parte i cittadini che le richiedono e i medici di base che le rilasciano come un percorso di automedicazione».

«Sono Gianfranco Grazzini, ho 70 anni. Da un mese sto soffrendo per un tendine di Achille. Il mio medico di base mi ha preparato una richiesta per un’ecografia, ma quando sono andato a prenotarla mi sono sentito dire che il primo posto utile è per aprile. Come faccio ad aspettare tanto? Io vivo da solo e ho difficoltà a muovermi».
Scarafuggi: «Io consiglierei di rivolgersi prima di tutto ad uno specialista, un ortopedico. Troppo spesso si ricorre all’ecografia, mentre a volte si potrebbe evitare, semplicemente individuando la giusta terapia».
«Circa dieci anni fa — racconta il signor Renzo Pagnini — ho subito un’operazione alla vescica. Da allora ho fatto continui controlli per monitorare l’eventuale insorgere di una patologia tumorale. Di recente mi sono recato al Cup per prenotare un esame citologico e mi hanno detto che con i tempi si andava ai primi di gennaio».


Silvia Briani: «Il suo caso è anomalo e ci occuperemo di risolverlo, perché chi ha subito un intervento per una patologia tumorale viene inserito in regime di controlli che è la stessa Asl a ordinare contattando l’interessato».
Il signor Antonio, che negli anni addietro ha sofferto di polipi al colon, ha bisogno di fare controlli annuali ma dice: «I tempi di attesa superano sempre i dodici mesi. Allora come si fa prevenzione?».


Scarafuggi: «Lo screening del colon retto, che fino a poco tempo fa non c’era né a Pistoia né in Valdinievole, ora sta prendendo il via. I due centri sono dislocati uno a Serravalle e uno a Massa e Cozzile. Intanto stanno arrivando le lettere inviate dall’Asl ai cittadini tra i 50 e i 70 anni, che invitano a sottoporsi ai controlli, almeno ogni due anni. I soggetti che risultassero positivi ai controlli verranno indirizzati nei presidi di Pistoia e di Pescia».


Silvia Briani: «Fino ad ora comunque ci sono stati altri modi per accedere ai controlli in tempi brevi. Oltre alla richiesta in urgenza se ne può fare una in soglia di attenzione ed ottenere un esame in 15-20 giorni».
«Mi chiamo Franca Gavazzi, ho 60 anni e chiamo da Pistoia. Dopo tanta pubblicità sulla prevenzione, specie al femminile, attualmente i tempi di attesa per sottoporsi a una Moc (l’esame che rivela la predisposizione all’osteoporosi e alla fragilità ossea) sono di 9 mesi. Come è possibile?»


Roberto Torselli: «In effetti la Moc è un esame sopravvalutato. In realtà, è vero che la maggior parte delle donne oltre i 70 anni vanno incontro a problemi di fragilità ossea e allora la prevenzione è bene attivarla per tempo, indipendentemente da esami diagnostici specifici. I medici di base farebbero meglio a prescrivere una corretta dieta, abbinata a una passeggiata quotidiana di un’ora». Claudio Bartolini: «Sempre più la nostra sanità, che sta investendo sul nuovo modello per intensità di cura, punta sul potenziamento dell’assistenza domiciliare, sui controlli cadenzati presso gli ambulatori del territorio e su un diverso approccio del cittadino alla cura di sé e alla prevenzione».