CRONACA DALLE VACANZE / "L’Abetone? Una passione non un’abitudine". E sui sentieri sono cresciute tre generazioni

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Una veduta dell'Abetone (Foto Castellani)

Una veduta dell'Abetone (Foto Castellani)

Pistoia, 18 agosto 2014 - IL SOGGIORNO estivo all’Abetone non è solo una tradizione e un’abitudine ultredecennale per le famiglie Vanni e Bosi, residenti a Calenzano e a Sesto Fiorentino. L’Abetone è per loro una passione profonda e tenace, che si trasmette ai figli ed ai nipoti ed un luogo di raccordo tra passato e futuro, in cui le vicende della vita, i ricordi e le speranze si stagliano immancabilmente sullo sfondo di scenari conosciuti, come il profilo del Libro Aperto o i chiaroscuri delle faggete tra la Secchia e la Verginetta. Ogni anno avviene un’iniziazione alle camminate per qualcuno dei più piccoli della famiglia, finché si possa dire un giorno che Lorenzo in salita va più forte del babbo Piero e qualche anno dopo che Giovanni, il nipote, va più forte di Lorenzo e in futuro, chissà, che Valerio o Gemma e Celeste, che ora sono piccoli, avranno superato i loro genitori e nonni.

E’ UNA STORIA di neonati portati nel marsupio fin sui più alti crinali, di percorsi sempre nuovi, studiati o improvvisati lì per lì, per adeguarli alle esigenze diverse dei più giovani o dei più anziani. Perché il principio non scritto è che si cammina per quanto possibile insieme, per poter conversare, laddove la salita lo consenta, di argomenti minimi o di massimi sistemi e mai si perde un incontro lungo il sentiero, una conoscenza nuova, un’occasione di scambiare due parole, perché le amicizie vengono prima delle tabelle di marcia. «ABBIAMO preso una casa al Bicchiere negli anni Sessanta – racconta Paolo Vanni, ex docente di chimica all’Università di Firenze – perché mio padre era un alpino e cercava un posto vicino alla città dove poter camminare. All’Abetone mi lega tutta la mia vita, per chi ama la natura e le escursioni è un posto straordinario, ricco di un patrimonio infinito di percorsi, cammino qui da quarant’anni e ancora non li ho fatti tutti. Per un escursionista è come per uno sciatore essere nel Superski delle Dolomiti». «Veniamo all’Abetone da 18 anni – dice Piero Bosi, sindacalista in pensione ed ex assessore di Sesto Fiorentino – abbiamo preso una casa alla Secchia, dove vengono anche i miei quattro figli e i nipoti. E’ un posto vicino ai centri cittadini, ideale per chi vuole aria buona e passeggiate. Forse negli anni passati si è sbagliato a puntare esclusivamente sull’attività sciistica su cui si è vissuto troppo di rendita. Per questo si è creata una certa carenza di dinamismo rispetto al versante emiliano, ma ora soprattutto i giovani vanno alla ricerca di alternative con molta intraprendenza e si notano novità importanti come la sistemazione del parcheggio sotto la piazza o i percorsi per le mountain bike».

«CI SONO anche altri servizi nuovi – aggiunge Maria Bosi – come i giochi per i bambini, la biblioteca aperta d’agosto e il collegamento wi-fi libero in piazza». Accanto ai fenomeni positivi non mancano anche segnali di difficoltà come la chiusura di piccoli negozi, dell’ufficio postale alle Regine, i pochi rifugi aperti d’estate, la riduzione di certe iniziative culturali, come quelle che venivano svolte fino a qualche anno fa presso la Casina.