Comprarono il bimbo di una cubista: condannati madre e falsi genitori

Sette anni di carcere per alterazione di stato. Il pm ne aveva chiesti otto

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Pistoia, 5 luglio 2015 - Lei non poteva avere bambini e voleva tanto un figlio. L’occasione di «comprarne» uno si presentò da sola, attraverso un conoscente, un operaio moldavo fidanzato con una ragazza di 25 anni, anche lei moldava, che faceva la cubista a Montecatini. Era rimasta incinta e aveva superato i termini per l’interruzione della gravidanza. In quattro, la coppia pistoiese, e quella moldava, misero a punto un piano per «trasferire» il neonato dalla madre naturale a quella falsa, inscenando una falsa gravidanza documentata da falsi certificati medici. A dare l’allarme alla polizia fu la gente del paese, che si trova nella piana pistoiese. La squadra mobile della questura ricevette la prima segnalazione: quella donna è sparita per un po’ di tempo ed è tornata con un neonato. Furono fatti i primi accertamenti e poi la situazione precipitò da sola, perchè la ragazza moldava si riprese il bambino e lo portò con sè, a Montecatini.

Per restituirlo ai falsi genitori voleva, all’epoca, cinquanta milioni di lire. L’impiegata e l’artigiano crollarono e avvisarono loro stessi la polizia, confessando tutto e mettendo in condizione la Mobile di rintracciare, in pochissimo tempo, la donna, il bambino e il suo nuovo fidanzato albanese. La cubista moldava fu arrestata per tentata estorsione e tutti i protagonisti di questa scioccante vicenda furono indagati per alterazione di stato. La vicenda è lontana nel tempo, avvenne tra gennaio e febbraio del 2001 ed emerse con clamore attraverso una conferenza stampa in cui gli inquirenti ne spiegarono ogni fase. Il processo di primo grado invece si è concluso pochi giorni fa con la condanna a sette anni di reclusione per l’impiegata e l’artigiano pistoiesi e per ballerina moldava. La posizione del fidanzato moldavo invece è stata stralciata perchè irreperibile e il procedimento che lo riguarda è ancora in corso. Il pubblico ministero Claudio Curreli che ha sostenuto la pubblica accusa durante il dibattimento, aveva chiesto, per tutti e tre, la condanna a otto anni di carcere.

Per tutti e tre i giudici del collegio (Luca Gaspari presidente, a latere Patrizia Martucci ed Emanuela Francini), hanno dichiarato l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e da qualsiasi forma di tutela e curatela. Tutti e tre sono stati condannati a risarcire il bambino, oggi quindicenne, e la provvisionale immediata in suo favore è stata di 40mila euro. I giudici (nella foto, in alto a sinistra, il presidente Gaspari) hanno quindi rinviato al tribunale civile per la liquidazione integrale del danno che fu quantificato, in sede di udienza preliminare, in mezzo milione di euro. NESSUNO degli imputati, tutti difesi da avvocati nominati per loro d’ufficio, è mai stato presente durante il processo, non vivono più nel pistoiese. A dilatare così tanto i tempi (il reato ha una prescrizione ampia, di vent’anni), sono stati i rinvii, i cambi di collegio, la difficoltà delle notifiche e la irreperibilità degli imputati.