Crisi, identità e valori a Pistoia: l'indagine del Censis

I risultati di una ricerca realizzata per conto della Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia

Fondazione Censis

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Pistoia, 30 settembre - Un gioco al ribasso in cui la riscoperta dell'altro può salvarci. E' quanto emerge in «Identità e valori a Pistoia», ricerca del Censis sui mutamenti sociali e le aspettative dei pistoiesi di fronte alla crisi: l'indagine, parte di un lavoro svolto dal Centro a livello nazionale, è stata realizzata per conto della Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia. La presentazione è avvenuta venerdì a Palazzo De'Rossi, dove sono intervenuti il presidente della Fondazione, Ivano Paci, e Giuseppe e Giulio De Rita, rispettivamente presidente e sociologo del Censis. Presenti politici e rappresentanti delle istituzioni locali. «L'iniziativa – ha spiegato Paci – è nata dalla volontà di capire se, anche a livello locale, ci sono degli atteggiamenti su cui far leva per uscire dalla crisi. Ecco perché abbiamo preferito una ricerca di tipo sociologico ai dati statistici, di cui c'è grande abbondanza». 

Disponibili a compiere scelte difficili (il 60,8% vorrebbe una scuola secondaria di qualità anche se più selettiva, e il 41,4% sarebbe disposto a rendere più facili i licenziamenti) ma con l’impressione che né la classe politica, né i sindacati, i partiti o le associazioni li rappresentino (63,6%), i pistoiesi sono abbastanza in linea con il resto degli italiani. E si dicono disponibili ad aiutare chi ha bisogno, centrati soprattutto sulla famiglia, in cima alla scala degli affetti per l’82,4% dei cittadini. «La spinta individualista - ha precisato Giulio De Rita – degli anni ‘80 si sta esaurendo a favore di un apparente ritorno alla coesione. Ma è davvero un ritorno o piuttosto un ripiego nella sfera privata? L’economia di guerra in cui ci muoviamo risveglia il bisogno di solidarietà primaria, perché nel momento della carenza temiamo di più la solitudine».

La famiglia è per oltre il 50% dei pistoiesi allargata e composta da più di sei persone. Ben saldo anche il rapporto con il territorio e le sue tradizioni. Per De Rita, che parla di «ritorno del pendolo», non abbiamo più voglia di competere, abbiamo paura di scommettere e il lavoro non è più il centro della nostra vita. Giuseppe De Rita, da sempre legato ai nostri territori, ha ricordato il particolare modello di sviluppo di Pistoia negli anni ‘70, dove c’era voglia di fare e di rischiare. «Oggi – ha affermato - andiamo verso la dimensione del bene comune, ma non è detto che ci arriveremo: il pericolo di questa comunità, allora attiva e vitale, è una sorta di rattrappimento, perché sono mancate le cinghie di trasmissione per certi valori. Non possiamo trasmettere la ricchezza di un tempo, ma dobbiamo sforzarci di comunicarne il senso. Una vitalità di fondo c’è ancora, così come le risorse individuali, ma dobbiamo indirizzarle verso canali collettivi».