Vince la causa dopo ventitré anni. L’ex mobiliere sconfigge la banca

Adesso va stabilito il danno: «Devono risarcire una vita intera»

Paolo Giuntini, 71 anni, ex imprenditore del mobile di Quarrata

Paolo Giuntini, 71 anni, ex imprenditore del mobile di Quarrata

Quarrata (Pistoia), 18 maggio - Prima o poi la giustizia arriva, anche se ci possono volere ventitré anni. E’ il caso di Paolo Giuntini, di Quarrata, 71 anni. Prima di finire in questo incubo giudiziario, Giuntini aveva tutto: il suo mobilificio quarratino, il Bg Expo, contava 45 dipendenti e si trovava in uno stabile di proprietà che all’epoca era stimato in 6 miliardi di lire, una bella casa a Quarrata, una villa a Forte dei Marmi. Poi una causa infinita contro una banca, l’allora Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (ora Cassa di risparmio di Pistoia e della Lucchesia, del Gruppo Intesa San Paolo), che solo in queste settimane si è conclusa. O quasi.

In estrema sintesi, il problema nacque quando Giuntini decise di chiedere un mutuo di 800 milioni di lire all’istituto di credito, garantito da titoli di Stato (Cct) per 600 milioni: insomma, averne di clienti così. Quei soldi sarebbero dovuti servire per finanziare una linea di alto design a firma di Paolo Gucci (sì, proprio della maison fiorentina). Ma dopo appena due mesi dalla concessione del mutuo, la banca chiede a Giuntini di rientrare: lui è sorpreso, ma alla fine dice ok, vendete i Cct e incassate. Eppure, inspiegabilmente, l’istituto di credito non lo fa: anzi, fa partire una segnalazione alla «centrale rischi» della Banca d’Italia e poco dopo ne fa partire un’altra. Il che significa essere bollati come debitore inaffidabile, nonostante il mobiliere avesse disposto la vendita dei Cct per 600 milioni e saldato il modesto scoperto residuo (circa 50 milioni di lire).

Dopo una lunga battaglia giudiziaria, in queste settimane la Corte d’appello di Firenze (davanti alla quale la banca era assistita dall’avvocato Fabio Giannotti e dal professor Renzo Costi di Bologna, uno degli ispiratori della riforma del diritto bancario del 1993) ha messo la parola fine: «Dichiara la cassa di risparmio di Pistoia e Pescia responsabile dei danni subiti ... a seguito delle due segnalazioni illegittime eseguite dalla stessa a Banca d’Italia».

Il legale di Giuntini, l’avvocato Jacopo Calò Carducci del Foro di Prato, spiega: «La Corte d’appello di Firenze ha accertato la responsabilità della banca condannandola al risarcimento dei danni che dovranno essere liquidati in un giudizio apposito». La stessa Corte, infatti, ha disposto che il procedimento prosegua solo pern stabilire la liquidazione del danno, insomma: quanto deve essere pagato a Giuntini. Un risarcimento atteso 23 anni, costato tutto all’imprenditore: la fabbrica, la villa. Insomma, non si tratta di spiccioli.

«E DIRE – commenta lo stesso Giuntini – che finora nessuno si è fatto vivo non tanto per la liquidazione del danno, alla quale penserà il giudice, ma almeno per porgere delle scuse. Sì, da un punto di vista umano le avrei gradite».Della vicenda sono state interessate anche Bankitalia e la Procura competente.