Un sexy shop in centro? E' subito polemica

Bufera sul web per un volantino comparso in via dei Fabbri ma era uno scherzo di Michela Monti

Un sexy shop (Foto di repertorio Lazzeroni)

Un sexy shop (Foto di repertorio Lazzeroni)

Pistoia, 4 settembre 2015 -  Un sexy shop in pieno centro storico «per golosi e affamati». Il cartello indicava anche un sito internet che però, almeno fino a oggi, non funziona. L’apertura sarebbe dovuta essere imminente, 24 ore su 24 e tra i servizi a disposizione anche le consegne a domicilio. E’ bastato un foglio appeso davanti ad una delle botteghe storiche di via Dei Fabbri, per scatenare polemica e curiosità tra la cittadinanza sul gruppo facebook «Non sei di Pistoia se…». Non solo, a «preoccuparsi», o meglio, ad attivarsi per capire cosa stesse succedendo, è stata anche l’amministrazione comunale che proprio a seguito della segnalazione di alcuni cittadini ha inviato sul posto la vigilanza annonaria perchè nessuno al Suap aveva dichiarato l’inizio attività. Parole al vento e sforzi inutili perchè quel cartello era semplicemente uno scherzo.

Eppure è bastato poco per dividere la comunità sul mondo virtuale tra chi non vorrebbe mai vedere un negozio del genere nel cuore della città storica e chi invece lo considera un’opportunità, una scelta in linea con altre grandi città europee dove si offre il mercato del sesso anche ai turisti. «Magari nascerà accanto al negozio di scarpe per bambini – irrompe uno dei tanti cittadini che sta commentando la notizia su facebook - così mentre le mamme comprano le scarpe ai figlioli, i babbi s'intrattengono accanto».

C’è chi si è scagliato subito contro il Comune. «Inchiniamoci al sindaco che ha dato il permesso» e altri che la considerano un’attività come le altre anzi più redditizia. «Vendono più loro che altri». «In giro per Europa ci sono vetrine con affari alti 50 cm in vetrina e i bambini vivono bene lo stesso». Un vero e proprio allarme è infine scattato tra le mamme pistoiesi preoccupate da possibili «souvenir» esposti mentre passeggiano con i propri figli. «Che aprano ciò che vogliono ma con vetrine oscurate». Bufala o no, il dibattito «a luci rosse» è stato servito.

Michela Monti