Bertinelli ricorda Bucci: "Conserverò il tuo ricordo come un patrimonio prezioso"

Profondo cordoglio in città per la scomparsa dell'ex sindaco

Marcello Bucci

Marcello Bucci

Pistoia, 1° luglio 2015 - E' profondo il cordoglio a Pistoia (e non solo) per la morte dell'ex sindaco Marcello Bucci, scomparso a soli 63 anni. Il sindaco di Pistoia, Samuele Bertinelli, ha voluto ricordare Bucci con un messaggio commosso e affettuoso.  Ecco il suo ricordo.

Carissimo Marcello,

spero non ti dispiaccia se ti chiamo - ancora una volta – in mio aiuto, rivolgendomi direttamente a te, per lo svolgimento di un doveroso ufficio istituzionale a cui, da sindaco, sono chiamato, ma al quale non avrei mai voluto dover corrispondere.  Un dovere, quello di ricordare un uomo che è stato, con disciplina e onore, sindaco di questa nostra città, al quale non posso sottrarmi, ma che ora mi riesce così terribilmente difficile. Vorrei solo, adesso, potermi chiudere nell’intimità silenziosa del ricordo e ripercorrere con la memoria il tempo, intensissimo, trascorso insieme, che ha segnato indelebilmente tante mie decisioni, in alcuni tra i momenti più significativi della mia vita.

Custodirò, come un patrimonio invisibile e preziosissimo, la tua amicizia, i tuoi consigli, le nostre lunghe conversazioni sulle cose della città e del mondo, il tuo sguardo limpido e le tue parole lucide e meditate, sempre franche, anche quando – ed è capitato – non eri d’accordo con le mie scelte.

 

Penso oggi che, forse, senza di te, senza la certezza del tuo sostegno, non avrei deciso di candidarmi a sindaco, né mi sarei ingaggiato in questa straordinaria avventura amministrativa che così profondamente sta segnando anche la mia vicenda umana. Senza di te, posso dire oggi, sarei diverso da come sono.

Vedo il tuo sorriso dolce, di uomo buono, cresciuto con molti animali e altri bambini tra cose semplici ed essenziali, per le aie terrose di Baggio, dove anche io ho parte delle mie radici, e dove so – perché ho sempre saputo – che in qualche modo tornerai.

 

Immagino che crescere a un passo dal bosco, nella libertà dei giochi che si fanno all'aria aperta, sotto lo sguardo di adulti di poche parole, spesso ruvidi e scontrosi, abbia fatto di te l'uomo che sei diventato, creativo e curioso del mondo, sulle prime taciturno ed introverso, in realtà dolcissimo e generoso, perfino loquace, capace di legami solidissimi, di quelli che contribuiscono a rendere la vita degna di essere vissuta anche per altri umani.

Immagino che quella vista dalla collina, tra le fronde degli ulivi, lo sguardo dall'alto su questa “aiuola che ci fa tanto feroci”, abbia forgiato la tua intelligenza – acutissima – delle cose, e il tuo rapporto con la città, e con la politica.

 

Quella distanza è stata la tua leggerezza, il nutrimento della tua cultura, la radice della tua originalità e autonomia, la tua naturale capacità – rarissima, tra le molte ombre che hanno sempre popolato la politica – di non identificarti mai con i ruoli e le funzioni pubbliche, anche importanti, che hai svolto.

Perché tu sei stato soprattutto altro. Il tuo sassofono, le tue letture, le tue passeggiate, il tuo gusto per la buona cucina e i vini di qualità, la tua immaginazione creatrice, i tuoi cappelli di tutte le fogge e colori, la tua passione per l'arte e per la musica. Soprattutto: l'amore per Teresa, per Osman, per la tua famiglia e i tuoi amici. Un amore intensamente e teneramente ricambiato, sempre.

 

Insomma: tu sei sempre stato – e sarai ancora nel ricordo e nei giorni di molti – la ricchezza della tua vita.

Certo, hai anche fatto politica e avuto responsabilità istituzionali. Per molti anni.

Poi, però, hai smesso. Contribuirono il tuo desiderio di liberazione, l'intuizione lungimirante con la quale cogliesti la radicalità della crisi italiana e la necessità di cambiare tutto, anche a Pistoia, e che ti provocò l'avversione di moltissimi, dentro il tuo stesso partito.

 

Ciò che più conta è che tu decidesti di smettere, certo con sofferenza, ma con serenità e senza pentimenti, senza voltarti indietro. Perché la tua vita, appunto, era soprattutto altrove.

La passione per la politica autentica, intesa nel suo più profondo senso etimologico, non l'hai mai abbandonata, ed è anzi cresciuta con te, con le mille forme che ha preso nel tempo la tua passione per la vita, per gli altri e per il mondo. Con la libertà della tua viva intelligenza. Chi ama il jazz, d'altra parte, non può coltivare alcuna ortodossia.

Verrà comunque il tempo anche per parlare, con sobrietà e spirito di verità, solo tra coloro che ti hanno davvero voluto bene, della tua vicenda pubblica.

Ora basta, però. Io ho pianto anche troppe lacrime. Ho riletto queste sofferte parole con Aurora, questa piccola che scalcia per venire al mondo, la Margot: tutte ti salutano, con l'affetto che sai.

Mi ha detto Teresa che da qualche tempo non usavi più il sassofono. Credo tu abbia ricominciato a suonare. Io, comunque, sento ancora la tua musica.

Samuele