Lucia Agati
Cronaca

Uccisa dai nazisti a 17 anni. "Deve essere beata"

Settant’anni dal martirio di Graziella Fanti

Graziella Fanti

Graziella Fanti

Pistoia, 21 settembre 2014 - SETTANT’ANNI fa, il 21 settembre del 1944, un’adolescente con le treccine d’oro, fu trucidata dai nazisti in ritirata nei boschi delle Piastre. Graziella Fanti aveva 17 anni e quel giorno era andata a lavare i panni al ruscello, al fosso dei Gambioni. Non tornò più. Una ferita per tutto il paese, non rimarginabile. Un figura lieve, delicata, quella di Graziella, che deve essere onorata, perchè nessun sacrificio deve essere dimenticato. In questo i piastresi ce la mettono tutta, per loro è una martire. Le hanno dedicato, due anni fa, un monumento realizzato da Leonardo Begliomini. E’ un fiore di piombo che nasce dalla pietra, simbolo della vita che rinasce.

ALCUNI anni fa il giornalista Luciano Corsini, piastrese e compagno di scuola di Graziella, presentò alla diocesi di Pistoia la proposta di beatificare Graziella Fanti. Proposta che è stata inoltrata a Roma, ma della quale, da tempo ormai, non si hanno più notizie. Nessuno si è arreso però e domani sera, quando si riunirà il consiglio della Pro loco, ci fa sapere Emanuele Begliomini, tra i promotori delle iniziative, se ne parlerà ancora: «Graziella — ci ha detto — e un’icona per il nostro paese. Vorremmo dedicarle un libro».

«Quello che a me preme — ci ha detto ieri Luciano Corsini, che tanto ha fatto, negli anni, per la memoria di questa fanciulla — è non dimenticare che all’origine della proposta di beatificazione di Graziella, oltre la sua tragica morte, c’è anche tutta la sua breve esistenza. Era figlia di una ragazza madre, e non era facile a quei tempi. Era cresciuta in un convento ed era una ragazza estremamente buona, aiutava tutti. Aveva compreso, in un modo quasi mistico, il senso dell’altruismo, e si prodigava per tutti».

«QUANDO penso a Graziella — sono le parole che Luciano pronunciò il giorno dell’inaugurazione del monumento a lei dedicato, nel marzo di due anni fa —, penso sempre alla figura di Maria Goretti, merita un itinerario che porti alla beatificazione, e io lotterò fino all’ultimo per questo». E poi c’è l’altra storia che riguarda Graziella, misteriosa e bellissima, che tante volte abbiamo raccontato nella speranza di agganciare il filo che potesse ricondurre alle sue origini, e cioè a suo padre.

UNA STORIA che è riemersa tanti anni dopo la sua morte, quando un archeologo senza nome, negli anni Settanta, consegnò un sacchetto di chicchi di grano trovati, ancora integri, in una tomba egizia. Li dette a Paride Allegri, giardiniere del Comune di Reggio Emilia e gli disse: «Se riuscirete a rimettere in produzione questo grano, dategli il nome della mia bambina, morta in giovane età, Graziella». All’epoca fu impossibile ricollegare l’archeologo alla fanciulla dalle trecce d’oro. Oggi si ritiene che fosse il padre naturale di Graziella.

IL GRANO rinacque: «E’ un miracolo, questa storia», commenta Luciano Corsini. Quei semi furono consegnati ad Alce Nero e il suo compianto fondatore, Gino Girolimoni, consegnò questa straordinaria notizia alla storia, sei anni fa, durante l’edizione di «Biosalus», a Urbino. Il grano fu messo in produzione e prese il nome di «Graziella Ra». L’oro dei suoi capelli, oggi rivive nelle spighe.