Aumenta il trapianto di reni: nuova vita per quindici giovani pazienti

In un solo anno e mezzo quindici pazienti hanno potuto dire addio alla dialisi grazie al trapianto. Grande traguardo al San Jacopo

Il dottor Capitanini con la sua equipe medica

Il dottor Capitanini con la sua equipe medica

Pistoia, 24 ottobre 2014 - Hanno un'età media di trentacinque anni (due di loro hanno appena 18 anni), sono dieci uomini e cinque donne. Ecco la squadra dei quindici tornati a svolgere una vita normale grazie al trapianto di rene. Per i medici e gli infermieri della unità operativa di nefrologia aziendale della Ausl3, diretta dal dottor Alessandro Capitanini, questo risultato è motivo di grande soddisfazione. “Essere riusciti a strappare questi giovani alla terapia dialitica ha significato restituire una nuova vita a chi pensava di averla perduta per sempre”, riferisce l’equipé dedicata, composta, oltre che dallo stesso Capitanini, dai medici Biagio Pirolo, Stefania Rollo, Francesca Caprio e dagli infermieri Cinzia Bicchi e Roberta Tesi.

“Ci siamo arrivati organizzando un ambulatorio specifico di trapianto renale con personale dedicato e formato allo scopo, con medici ed infermieri che, lavorando in modo complementare seguono i pazienti in tutto il loro percorso: dal momento in cui si ricoverano per una insufficienza renale, alla loro valutazione, fino alla proposta di inserimento in lista per il trapianto renale ed ai controlli successivi nel nostro cento, a Pistoia, una volta effettuato l’intervento”, spiega il dottor Capitanini. L’ambulatorio nasce nel 2009 cambiando la precedente organizzazione e, da subito, è progressivo l’aumento, di anno in anno, dei pazienti da candidare al trapianto. In appena quattro anni i risultati sono stati molto positivi: ben 34 trapianti su un totale di 150 pazienti in dialisi.

“Il trapianto pre epmtive è un’opportunità offerta fino ad oggi solo in Toscana e in pochi centri specializzati, in pratica – precisa l’équipe - la proposta alternativa alla dialisi viene avanzata tempestivamente, in molti casi ancor prima che il paziente venga avviato alla terapia dialitica e quando le sue condizioni cliniche sono ancora favorevoli:una volta svolti tutti gli esami, clinici e strumentali, e se il paziente ha meno di settant’anni,viene valutato accuratamente e se risulta idoneo è subito proposto a due centri di riferimento nazionali per il trapianto. Nel percorso, inoltre, viene sempre incentivata la donazione da vivente”.

Mediamente l’attesa è di circa un anno mezzo, nel corso del quale, ogni tre mesi, il paziente viene richiamato dal personale sanitario per effettuare gli esami specifici. Quattro dei quindici pazienti hanno eseguito l’intervento di trapianto nei centri regionali della Toscana (a Siena, Pisa e Firenze) gli altri negli ospedali di Parma, Bologna, Bergamo, Milano e Genova. Tre trapianti sono stati fatti grazie alla donazione da viventi con risultati favorevoli sia per i riceventi che per i donatori ai quali viene garantito un percorso di sorveglianza clinica per tutta la vita in termini di prevenzione primaria. Ed è andato a buon fine anche l’intervento di un paziente che presentava incompatibilità con il gruppo sanguigno del donatore.

“Si tratta - aggiunge Capitanini - di una possibilità attuabile solo mediante particolari ed avanzate terapie”. “A tutti questi pazienti il trapianto ha restituito la gioia di vivere - raccontano i medici e infermieri - non devono essere costretti ad andare in emodialisi, anche quattro volte a settimana, sono tornati a lavorare, viaggiare alcuni fanno sport e quando tornano da noi per i controlli ci ringraziano per la nuova vita ottenuta”.