Due giardinieri dell'azienda Mati nell'orrore di Instanbul

Avevano fatto scalo per prendere un altro volo. Stanno bene

Attentato a Instanbul (Ansa)

Attentato a Instanbul (Ansa)

Pistoia, 30 giugno 2016 -  «Siamo vivi, stiamo bene», un messaggio che Francesco Mati non dimenticherà tanto facilmente. Glielo hanno inviato poco dopo le 23 due tecnici della sua azienda vivaistica che proprio martedì sera si trovavano all’aeroporto di Instanbul quando è entrato in azione un commando di terroristi. Davanti a loro, sotto shock, fiamme, fuoco e corpi senza vita delle tante persone rimaste uccise sotto il fuoco dei terroristi. «Si tratta di due professionisti, giardinieri della mia azienda partiti per realizzare alcuni giardini oltre Europa – racconta Mati –. Proprio a quell’ora avrebbero dovuto prendere il volo all’aeroporto di Istanbul per arrivare a destinazione ma non hanno fatto in tempo». Attimi interminabili per l’imprenditore e presidente del distretto vivaistico quando alla televisione ha visto le immagini dell’attentato all’aeroporto. «Ho subito mandato un messaggio per capire cosa fosse successo ma soprattutto per sapere se stavano bene – racconta ancora scosso –. Uno dei due, tra l’altro, ha da poco avuto un bambino e quindi non volevo contattare la famiglia per evitare inutili allarmismi ».

La risposta dei due tecnici non è stata immediata anche perchè in quei momenti concitati dovevano capire come muoversi e cosa fare. Poi la risposta tanto attesa, i giardinieri stavano bene ed erano in salvo. Da martedì sera però l’aeroporto è bloccato e sarà difficile ora capire come ripartire per arrivare a destinazione. «Al momento mi hanno riferito che non possono muoversi – spiega Mati –. Il lavoro slitterà sicuramente così come le conseguenze di questo ulteriore attentato, dopo Bruxelles, saranno pesanti non solo per me ma anche per tutte le altre aziende vivaistiche che lavorano in questi Paesi. C’è forte preoccupazione – aggiunge – La nostra economia risente molto di questo clima di terrore che stanno cercando di innescare. Quelli che colpiscono sono punti nevralgici e i mercati reagiscono alterando un equilibrio economico già precario. In questo momento avremmo bisogno di una regolarità lavorativa che in questo modo non è possibile garantire».