Adesso Pistoia non è più 'Cenerentola'

Il commento

Cristina Privitera

Cristina Privitera

Pistoia, 27 gennaio 2016 - Pistoia diventa capitale della cultura italiana per il 2017 e la reazione generale è la sorpresa. Ma dov’è Pistoia? Se lo saranno chiesti in tanti all’annuncio del prestigioso riconoscimento che il ministero dei beni culturali le ha voluto attribuire. Perché questa città d’arte minore nella grande Toscana è di carattere schivo, non ostenta mai, e mai ha creduto davvero nella sua vocazione turistica, nel patrimonio d’arte, di architettura, di storia, di eventi e di cultura che ha, schiacciata com’è da colossi come Firenze, Lucca e Pisa nel raggio di una manciata di chilometri. Al massimo Pistoia riesce a evocare qualche lontano ricordo giovanile in chi è appassionato di musica e l’ha conosciuta da spettatore del suo Festival blues internazionale che si avvia verso le quaranta edizioni. Oppure a qualcun altro sovviene che lì, nel Pistoiese, c’è la massima estensione di vivai di piante d’Italia.

Forse ora sarà la volta buona, perché la Cenerentola tra le "bellissime" del Granducato riesca a superare una cronica pigrizia, un’inestirpabile mancanza di fiducia in se’ stessa.

Il merito va alla scelta, tutt’altro che scontata, ma non per questo meno azzeccata, del ministero che ha voluto premiare il progetto del Comune e dare alla città l’opportunità di conquistare da qui a tutto il 2017 il palcoscenico.

Il rischio è che Pistoia e i pistoiesi restino paralizzati loro stessi dalla sorpresa di essere stati designati "capitale della cultura". La città non può permettersi di farlo, perché ha tutte le carte in regola per darsi una mossa e mostrarsi capace di meritarsi questo titolo inaspettato. E perché ha un valore aggiunto rispetto alle altre città-star toscane: è rimasta quella che è, non è soffocata da botteghe di souvenir. E’ a misura d’uomo, tranquilla, silenziosa, appartata, e sa di Toscana ancora "vera", e per questo affascina anche di più.