Pistelli, memoria e rimpianti

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 18 settembre 2014 - CARO DIRETTORE, in questi giorni ho sentito parlare, e ho letto, di Nicola Pistelli, come di un grande politico fiorentino della Dc. Vorrei saperne di più. Io di Pistelli conosco solo Lapo, che mi sembra sia sottosegretario agli Esteri ed è stato assessore a Firenze. C’è un rapporto di parentela? E che ha fatto Pistelli per essere ricordato con tanta enfasi? Maria Giovannini, Empoli

COME SI USA DIRE dei grandi personaggi del passato, che non ci sono più, «le sue idee sono ancora attuali». Per Nicola Pistelli non è un luogo comune. Intanto sì, Lapo è figlio del Pistelli di cui si ricorda in questi giorni la scomparsa, avvenuta tragicamente 50 anni fa. Aveva 35 anni, era deputato e sarebbe diventato uno massimi esponenti della Dc, al pari di De Mita e di altri leader ai quali era legato dalla militanza nella sinistra della «Balena bianca». Non sapremo mai se Nicola Pistelli avrebbe interpretato le idee sulla riforma della pubblica amministrazione, sull’occupazione, sul partito autonomo dalla Chiesa, così come hanno fatto De Mita e la sinistra di Base. Ci ha provato Lapo, prima assessore a Palazzo Vecchio e poi deputato. Per lui, che oggi è conosciuto per aver avuto Matteo Renzi come portaborse, si potrebbero aprire le porte del ministero degli Esteri al posto della Mogherini. Sarebbe un premio alla competenza indiscussa e un riconoscimento alla memoria del babbo, uno statista sottratto solo dal destino alla storia del nostro Paese.