«Basta navigare a vista. L’ateneo torni ambizioso»

Sfida a rettore: faccia a faccia con il professor Giuseppe Iannaccone

Giuseppe Iannaccone

Giuseppe Iannaccone

Pisa, 26 maggio 2016 - Nel poco tempo libero infila le scarpette e corre. Una passione, quella per lo jogging, che è anche una filosofia di vita, non per nulla a 24 anni si è laureato in ingegneria e in breve tempo è diventato ordinario di elettronica, sposato con tre figli, a ottobre scorso Giuseppe Iannaccone ha giocato in contropiede e ha lanciato, primo fra tutti, la sua candidatura alla guida dell’ateneo. Una decisione che ha spiazzato un po’ tutti all’interno dello Studium Pisano e che gli ha fatto conquistare il titolo di outsider nella sfida alla successione del rettore Massimo Augello il quale, nel segno della continuità, appoggia la candidatura di Paolo Mancarella. Non a caso, proprio ieri Iannaccone, insieme ad altri due sfidanti, Donato Aquaro e Mauro Tulli, ha siglato un patto che ribadisce in sostanza la condivisa «esigenza di una forte discontinuità nelle politiche di governo dell’ateneo, nella direzione di un radicale cambiamento». Motivo per cui i tre candidati fanno sapere che al secondo turno «sarà possibile una convergenza dei nostri elettori sulla soluzione che offirà le migliori prospettive di successo». Professore qual è oggi la sfida prioritaria per l’Ateneo pisano? «L’Università di Pisa ha perso terreno rispetto alle migliori grandi università italiane. È necessario che l’Università ritrovi l’ambizione di essere un’istituzione guida in Italia e riparta con un forte rilancio della ricerca, della qualità della formazione e del rapporto con la società. Un’università di Pisa di nuovo ambiziosa è il senso della mia proposta». Perché si è determinata questa situazione? «È mancata una visione strategica dell’Università e ci si è concentrati sulla gestione ordinaria trincerandosi dietro le necessità dettate dalle emergenze. Abbiamo navigato a vista mentre abbiamo bisogno di un disegno chiaro e un piano pluriennale basato su un’idea alta della nostra Università». Solo colpa dei tagli ministeriali o c’è una minor capacità di puntare e investire in ricerca? «I tagli ministeriali hanno senz’altro inciso su tutto il sistema universitario nazionale, sia per la riduzione del fondo di finanziamento ordinario sia per la riduzione dei finanziamenti per la ricerca erogati dal ministero su bandi competitivi. Ma c’è di più: l’Università di Pisa ha perso terreno rispetto ad altri atenei grandi e simili al nostro per tradizione e carattere, come Padova e Bologna. In questo caso è evidente che la differenza è dovuta alle diverse politiche adottate dagli atenei». Eppure ad ascoltare il rettore uscente, Massimo Augello, grazie alle politiche degli ultimi anni si possono avviare politiche espansive. «Le entrate dell’ateneo sono diminuite, ma sono diminuite ancora di più le spese per il personale come effetto di due fattori: i pensionamenti non sono stati compensati da nuovi ingressi per il blocco del turn over imposto a livello nazionale (Pisa ha perso più del 20% del personale docente); il secondo è il blocco degli scatti di anzianità del personale docente imposto di anno in anno dalla legge di stabilità e il mancato rinnovo del contratto del personale tecnico e amministrativo. A questi fattori è dovuta la disponibilità di bilancio, per cui chiamarla politica espansiva mi pare eccessivo».  Nei prossimi mesi ci saranno 200 assunzioni? «La comunicazione istituzionale tende a confondere le promozioni (che saranno la maggioranza) con le assunzioni di personale nuovo. Probabilmente si vuole amplificare un’impressione di creazione nuovi posti di lavoro nei confronti dell’opinione pubblica». Scuola Normale e Scuola Sant’Anna hanno una grande capacità attrattiva di investimenti. Questo finisce per penalizzare l’Ateneo? «No, non è un gioco a somma zero. Abbiamo invece bisogno di valorizzare Pisa come area di eccellenza nella formazione e nella ricerca e governare perché l’Università di Pisa recuperi il ruolo di guida e di centro in questo sistema. Solo così vinceremo tutti. L’Università di Pisa deve essere una guida per capacità di proposta e di esecuzione, per ricchezza di temi e di discipline, per dinamicità nella risposta alle richieste della società». Eccessivo accentramento dei poteri decisionali, quale autonomia per i singoli Dipartimenti? «Abbiamo bisogno di potenziare la struttura tecnica e amministrativa dei singoli dipartimenti, e di coinvolgere tutti i dipartimenti nella definizione di un piano di sviluppo pluriennale dell’Ateneo, basato su obiettivi condivisi e strategici per la mia visione di università forte, inclusiva e dinamica. I dipartimenti riceveranno risorse che sceglieranno come impiegare con autonomia e responsabilità per l’eseguire il piano di sviluppo condiviso e riceveranno fiducia sulla base del raggiungimento degli obiettivi». Come intende impostare il rapporto tra Università e istituzioni locali? «Dobbiamo ristabilire la centralità della Conferenza Università-Territorio per discutere tutte le questioni che riguardano la vita degli studenti a Pisa, il diritto allo studio e le interazioni università-città. È importante che ci sia un luogo chiaro e unico in cui discutere tutti i temi e prendere impegni. È il modo migliore di mantenere il filo di un dialogo robusto con le istituzioni locali e gli studenti». Negli ultimi anni c’è stata una forte espansione immobiliare. Ci sono strade del centro occupate quasi per intero dall’Università, con ricadute sulla vita sociale. Come si può intervenire? «Abbiamo bisogno di cambiare totalmente priorità e di concentrare gli sforzi sul mettere in condizioni dignitose e in sicurezza le aule di lezione, le aule di studio e i laboratori». Quali sinergie possono nascere per la gestione di problematiche inerenti alla vita degli studenti? «Credo che anche in questo caso la Cut sia il luogo del dialogo e delle sinergie. Nella Cut l’Università può fare la propria parte per difendere il diritto allo studio degli studenti, contribuendo alla soluzione del problema mense e alloggi, come del resto ha già fatto in alcuni casi. Credo che anche nella Cut si possa trovare la risposta alla duplice esigenza di garantire da un lato spazi di aggregazione e svago agli studenti e dall’altro decoro e sicurezza agli abitanti del centro. L’Università può contribuire orientando in tal senso l’uso di alcuni spazi nella propria disponibilità, i finanziamenti per le attività studentesche e favorendo un maggiore coinvolgimento del Centro Universitario Sportivo».