Sul palco di Anima Mundi il piano di Ramin Bahrami

Martedì 15 nell'atmosfera incantata del Camposanto monumentale

Il pianista iraniano Ramin Bahrami

Il pianista iraniano Ramin Bahrami

Pisa, 12 settembre 2015 - Secondo appuntamento per la XV edizione di Anima Mundi, rassegna internazionale di Musica Sacra. Il 15 settembre nell’atmosfera incantata del Camposanto Monumentale di Pisa, in programma le Variazioni “Goldberg” di Johann Sebastian Bach, monumento fra i più geniali e profondi della letteratura per strumento a tastiera, nell’esecuzione del pianista iraniano Ramin Bahrami.

Ramin Bahrami è considerato uno tra i più importanti interpreti bachiani viventi a livello internazionale. Dopo l’esecuzione dei Concerti di Johann Sebastian Bach a Lipsia nel 2009 con la Gewandhausorchester diretta da Riccardo Chailly, la critica tedesca ne parla come: «un mago del suono, un poeta della tastiera… artista straordinario che ha il coraggio di affrontare Bach su una via veramente personale…».

La ricerca interpretativa del pianista iraniano è attualmente rivolta alla monumentale produzione tastieristica bachiana, che Bahrami affronta con il rispetto e la sensibilità cosmopolita della quale è intrisa la sua cultura e la sua formazione. Le influenze tedesche, russe, turche e naturalmente persiane che hanno caratterizzato la sua infanzia, gli permettono di accostarsi alla musica di Bach esaltandone il senso di universalità che già la caratterizza. La composizione grandiosa che oggi tutti conoscono come Variazioni Goldberg fu pubblicata per la prima volta nel 1742 a Norimberga. La denominazione corrente nasce dall’aneddoto riferito dal primo biografo di Bach: le Variazioni sarebbero state composte su commissione del conte Hermann-Karl Keyserlingk, ambasciatore russo alla corte di Dresda e che aveva al suo servizio un giovanissimo clavicembalista, Johann Gottlieb Goldberg (1727-1756), allievo di Bach. Malmesso in salute, il Conte soffriva spesso d'insonnia, e Goldberg, che abitava in casa sua, in queste circostanze doveva distrarlo durante le ore notturne, suonando per lui in una stanza vicina. Una volta il Conte disse a Bach che gli sarebbe molto piaciuto avere da lui alcuni pezzi da far suonare al suo Goldberg, al tempo stesso delicati e spiritosi, così da poterlo distrarre durante le sue notti insonni. A Bach parve che il miglior modo per esaudire questo desiderio fosse scrivere una serie di Variazioni, genere che fino allora non aveva considerato con grande favore per la necessità di mantenere sempre uguale l’armonia. In mano a lui, anche queste Variazioni diventarono modelli assoluti di quell'arte, come tutte le sue opere di questo periodo. Da allora il Conte cominciò a chiamarle le "sue" Variazioni. Non si stancava mai di ascoltarle e, per molto tempo, se gli capitava una notte insonne, chiamava: ‘Caro Goldberg, suonami un po' le mie Variazioni’.