Rom scoperti a bruciare 350 kg di rame: arrestati

Intervento nella notte in via dell'Idrovora. Scatta l'iter per la revoca delle case assegnate dal Comune. In manette anche un tunisino

Furti di rame

Furti di rame

.Pisa, 26 febbraio 2015 - Una pattuglia del Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri, in turno nella notte tra lunedì e martedì, nel transitare sulla strada statale Aurelia, ha notato una densa nube di fumo nero che interessava anche la statale; il fumo proveniva dall’abitato in via dell’Idrovora, dove sono presenti le villette concesse dal Comune di Pisa ad alcune famiglie di Rom. I militari hanno imboccava via Idrovora in direzione del campo nomadi, a luci spente. Attorno al fuoco c'erano due persone intente a bruciare matasse di rame al fine di far sciogliere la copertura in plastica e poter poi rivenderle a ricettatori compiacenti. Altre matasse dello stesso materiale erano presenti attorno al fuoco, alcune già bruciate e prive di guaina in plastica, mentre molte altre avevano ancora il rivestimento.
 
Sempre vicino al fuoco, la pattuglia ha rinvenutouna presa di corrente per cavi di alta tensione, inoltre vi era una grossa tanica in plastica di colore rosso, contenente circa 25 litri. di olio lubrificante combustibile, probabilmente utilizzato come innesco per appiccare il fuoco.
 
Il cosiddetto oro rosso ha un mercato sempre fiorente, in quanto valutato circa 5-6 euro se venduto clandestinamente. I roghi sono necessari sia per togliere la plastica, sia per sporcare il rame, in modo tale da farlo sembrare vecchio e destare meno sospetti in caso di controllo.
 
I due soggetti, in seguito identificati come macedoni, sono stati ammanettati e assicurati all’interno dell’autoradio di servizio, ed al contempo è stato fatto giungere prontamente sul posto un mezzo dei vigili del fuoco per spengere il rogo, mentre il materiale è stato portato via con un carro attrezzi e quantificato in circa 350 kg.
 
Il reato contestato è quello aggiunto da poco più di un anno alla normativa ambientale, l’art. 256 bis (combustione illecita di rifiuti) del decreto legislativo 152 del 2006, testo unico in materia ambientale, che prevede una pena da tre a sei anni di carcere. L’articolo venne inizialmente pensato per l’emergenza rifiuti in Campania, ma è sempre più frequente notare come vi siano roghi incontrollati di rifiuti. Il pubblico ministero, disponeva per i due arrestati la remissione in libertà, non ritenendo di dover adottare misure cautelari.
 
Immediato il controllo della Società della Salute: uno dei due è risultato un abitante regolare della case minime di Coltano gestite dall’ente di via Saragat «Avviamo subito l'istruttoria prevista in questi casi – spiega Sandra Capuzzi, presidente della Società della Salute e assessore al sociale del Comune di Pisa - verrà presa una decisione che può arrivare fino alla revoca dell'assegnazione dell'alloggio come è già avvenuto per situazioni analoghe. Gli alloggi di Coltano sono assegnati secondo un preciso patto con la cittadinanza che prevede il rispetto delle regole di convivenza e dei diritti di tutti. Senza regole non ci può essere integrazione». «Gli assegnatari al momento della stipula hanno sottoscritto l’impegno a rispettare le regole di cittadinanza e a non commettere reati – continua Giuseppe Cecchi, direttore SdS - in caso contrario le condizioni per la concessione decadono».
 
Nella mattina, sempre una pattuglia del nucleo operativo e radiomobile, ha fermato di fronte alla sala scommesse di corso Gramsci, zona stazione, un tunisino del '79, conosciuto dai militari e da poco uscito di galera. L'uomo, all’atto del controllo, è stato trovato in possesso di circa 5 grammi di eroina, che sul mercato possono essere divisi in circa 25 dosi, ad un prezzo medio di 15 euro. Il tunisino, ppena sottoposto all’obbligo di firma presso la stazione Carabinieri di Pisa, è stato tratto in arresto per detenzione ai fini di spaccio e il pubblico ministero, viste le condanne ed i precedenti specifici (5 arresti in 5 anni) e la misura cautelare in atto, ha disposto la custodia cautelare in carcere