Robot chirurgico, Pisa rilascia la «patente» per operare

Il miracoloso «Da Vinci» fa scuola nel mondo

Il robot chirurgico cardiotoracico 'Da Vinci'

Il robot chirurgico cardiotoracico 'Da Vinci'

Pisa, 31 luglio 2014 - PISA si conferma capitale della chirurgia robotica. La nostra città sarà uno dei dieci centri di eccellenza mondiali che potranno rilasciare una sorta di «patente» per operare con il robot Da Vinci. Se questo sistema particolare e ricercato è già attivo in diverse nazioni al mondo, fino a pochi giorni fa non esiteva un protocollo per abilitare il rilascio all’uso del robot. E così, da poco tempo, il centro Endocas per la chirurgia assistita al calcolatore dell’Università di Pisa, è stato selezionato tra le strutture che collaboreranno con l’azienda produttrice del robot Da Vinci e con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, per stilare e certificare il protocollo di addestramento chiamato «Fondamenti di chirurgia robotica».

«E’ UNA grande soddisfazione — ha detto ieri, in conferenza stampa, Massimo Augello, rettore dell’università di Pisa —, e un riconoscimento dato a Endocas, che lavora in collaborazione con l’Azienda universitaria pisana». «Senza una forte collaborazione non si può ottenere nulla — ha continuato poi Carlo Tomassini, direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria — . Il metodo della robotica, per la nostra città, è molto importante, siamo stati l’unico centro scelto, in Italia, per rilascire la certificazione, soprattutto grazie alla volontà di mettere assieme le competenze. Gli altri centri sono in Europa, ma soprattutto negli Stati Uniti».

Oggi esistono molti programmi di addestramento, destinati ai chirurghi, per imparare ad utilizzare il robot Da Vinci, ma nessuno riconsciuto a livello internazionale, come standard richiesto a chi si avvicina alla chirurgia robotica. E pensare che, solo lo scorso anno, sono state oltre 500mila, nel mondo, le operazioni eseguite con tale sistema, nel campo della cardiochirurgia, dell’urologia o della ginecologia. Non sempre, purtroppo, nel migliore dei modi, visto che nei primi dieci mesi dello scorso anno, negli Stati Uniti, sono stati registrati oltre tremila casi di danni ai pazienti sottoposti agli interventi.

LA CERTIFICAZIONE servirà anche a prevenire le conseguenze negative di questi interventi così delicati. Protagonista italiana quindi la Endocas, fondata da Franco Mosca dieci anni fa e oggi diretta da Mauro Ferrari. «Il nostro gruppo — sottolina Mosca, attualmente responsabile dei rapporti con l’American College of Surgeons —, parteciperà alla commissione che deciderà quali caratteristiche dovranno avere i chirurghi robotici, per essere accreditati. Il College of Surgeon ci ha scelti come unico centro in Italia per l’addestramento dei chirurghi, attraverso il metodo della simulazione». Il processo di stesura e validazione del protocollo di addestramento inizierà ad ottobre e durerà circa un anno. Sarà guidato da Andrea Moglia, in collaborazione con l’equipe di chirurgia dell’Aoup, coordinata da Ugo Boggi, Luca Morelli e Franca Melfi. Ai lavori parteciperanno anche Vincenzo Ferrari di Endocas, Alfred Cuschieri e Giuseppe Turchetti, della Scuola Superiore Sant’Anna.