La ragazza senegalese torna a scuola e per i colpevoli ipotesi volontariato

La proposta della Caritas dopo gli insulti razzisti in un istituto cittadino / IL PRESIDE: "SPERO SI CHIARISCA TUTTO ENTRO LA FINE DELL'ANNO" / CARFAGNA: "L'ITALIA CIVILE TI CHIEDE SCUSA" / "UNA NEGRA NON PUO' PRENDERE 10": LETTERE RAZZISTE A UNA STUDENTESSA SENEGALESE

Studenti a scuola

Studenti a scuola

Pisa, 20 maggio 2015 - La 14enne senegalese presa di mira da una serie di lettere anonime a sfondo razzista perchè ‘semplicemente’ brava a scuola, è tornata in classe, accompagnata dal fratello e con l’approvazione del padre, convinto che le parole adesso debbano essere solamente due: ‘perdono’ e ‘tolleranza’. E va nella stessa direzione anche l’invito della Caritas diocesana che, in queste ultime settimane, ha seguito da vicino la vicenda della studentessa e ora tende la mano anche ai presunti autori dei biglietti anonimi: «Saremo accanto alla ragazza vittima d’insulti razzisti perchè possa continuare a studiare e riesca a realizzare il suo sogno di diventare avvocato, ma non abbandoneremo nemmeno gli altri studenti: ci mettiamo fin da ora a disposizione di preside e insegnanti per proporre percorsi educativi anche nella classe in cui si sono svolti i fatti e ed esperienze di servizio nelle nostre strutture ai ragazzi protagonisti degli episodi, magari proprio a partire da un’attività di volontariato accanto ai cittadini stranieri. Non dobbiamo arrenderci. Perchè a 14 anni si è sempre in tempo a cambiare».

E’ quello che spera anche la 14enne nata in Senegal, dal 2008 residente a Pisa assieme ai genitori, un fratello e una sorella (anche loro studenti di scuole superiori cittadine) che ieri si è fatta forza e ha abbandonato l’iniziale proposito di non tornare più in classe fino a quando non sarebbero stati individuati i colpevoli dei sei biglietti nfarciti di frasi ingiuriose: «Non si è mai vista una negra che prende 10 a Diritto», «Non esiste che una negra possa diventare avvocato», «Sei nata sporca». Parole terribili che sabato scorso hanno convinto il padre a dirigersi a scuola, per parlare con tutti: insegnanti, studenti, preside e viepreside. Prima di andare a sporgere denuncia dai Carabinieri. «Nè io nè mi figlia - prosegue il padre - andiamo a caccia di punizioni o bocciature - dice - da sempre la scuola, come il mondo dello sport, sono il luogo dell’accoglienza, dell’integrazione. E così deve tornare ad essere. Episodi come quello accaduto a mia figlia non devono ripetersi. E’ solo questo ciò che vogliamo: che tutto si trasformi in una occasione per riflettere».

«Pisa è una città accogliente, ma sotto i tetti, c’è ancora razzismo. Succede così, ovunque - tiene a precisare il padre, che vive qui da 15 anni - mia figlia ama andare a scuola, ha voti alti, soprattutto in diritto che è la sua passione. E’ vero, sogna di fare l’avvocato. Ed è quindi importante che non interrompa le lezioni». Intanto il preside della scuola continua a monitorare la situazione. I sospetti, le voci, si concentrano su quattro compagni di classe: tre maschi e una femmina. «C’è una denuncia ai Carabinieri - dice - e quindi le indagini faranno il loro corso. La bocciatura è la sanzione massima ma sarà l’organo collegiale a decidere quando arriverà il momento e se ce ne sarà bisogno. Vero è che il disagio procurato alla ragazza, alla famiglia e alla sua classe sono di una gravità assoluta».

Francesca Bianchi