Mercoledì 24 Aprile 2024

"I pisani aiutino le istituzioni"

Degrado e movida, l’appello del prefetto

Il prefetto di Pisa Attilio Visconti

Il prefetto di Pisa Attilio Visconti

Pisa, 27 gennaio 2015 - «La movida? La cosa migliore sarebbe spalmarla sulla città. Per questo è fondamentale coinvolgere istituzioni e commercianti affinché si creino iniziative in ogni zona al fine di evitare che dove c’è troppo caos nascano i problemi». Già perché la parola movida ha un’accezione negativa solo se associata - purtroppo il passaggio è sempre più spesso fisiologico - al termine molesta. Schiamazzi, vetri rotti, teste inzuppate nella birra e cazzotti che volano. Questa è la parte marcia da grattare via. Ma se della parola si prende il buono, ovvero l’aggregazione, il divertimento sano e - perché no - una certa dose di controllo sociale, allora ecco che il fenomeno può diventare perfino una risorsa. La pensa così il prefetto di Pisa Attilio Visconti. E’ in città da poche settimane ma ha le idee già chiare.

Prefetto, com’è stato il suo primo impatto con Pisa? I problemi, di notte, ci sono davvero?

«E’ una città complessa, molto più di Pesaro da cui arrivo, ma le condizioni per fare bene ci sono. Pisa ha un indotto sociale importante, fra studenti e turisti. E poi c’è il problema dei rom. Seguo con interesse le inchieste de La Nazione sul degrado e sono certo che unendo gli sforzi le cose possano solo migliorare».

Ha già individuato le zone più difficili?

«Beh, vedo problemi in piazza delle Vettovaglie e in altre zone del centro. Si sono aree difficili da sorvegliare se non con le telecamere».

Secondo lei è importante potenziare questo tipo di controllo?

«Fondamentale. All’inizio per la repressione, ma alla distanza può rivelarsi un ottimo strumento preventivo. Prima di delinquere, magari, qualcuno ci pensa due volte se sa che rischia di essere filmato».

Quali sono i problemi più gravi?

«Qui ci sono molti giovani, un humus appetibile per chi vuole ‘sfruttare’ la movida con droga, vendite abusive, alcol. Credo sia necessario coinvolgere, oltre al Comune, anche l’Università, per migliorare le cose e monitorare la situazione. E i giovani possono anche aiutarci a individuare chi delinque. Alla fine la sicurezza arriva con la collaborazione perché le forze dell’ordine, con le carenze di organico, non possono essere ovunque. Si deve iniziare a riflettere anche sull’autodifesa».

In che senso?

«Oltre ai problemi della notte ci sono quelli legati ai furti. I cittadini devono comprendere che servono sempre di più porte blindate, sistemi d’allarme, antifurti alle macchine... Serve una coscienza più stratificata. Chi vede situazioni negative le segnali con tempestività».

Ma torniamo ai problemi della notte: coinvolgere i gestori dei locali come avvenuto a Firenze dove i proprietari, con una pettorina, controllano quello che succede fuori dai loro esercizi: che ne pensa?

«Ben venga tutto ciò che è costruttivo. L’importante è che nessuno si sostituisca alle forze dell’ordine. Comunque vedo che già in molti collaborano anche se tutto è sempre migliorabile».

Altre soluzioni?

«E’ fondamentale che ci siano meno bottiglie di vetro possibile in giro, molto meglio la plastica. Non sottovalutiamo questo aspetto. Ma la cosa più importante è cambiare comportamenti e stili di vita per migliorare le cose».