«Non volevo scappare. Correvo solo da mia sorella malata»

Vigile urbano investito: la versione del consigliere Rocchi

Furgone in Ztl

Furgone in Ztl

Pisa, 21 aprile 2015 -  «NON VOLEVO scappare». Ad urlare la sua verità è Alberto Rocchi, il consigliere cascinese finito alla ribalta per aver trascinato un ispettore della polizia municpale in Corso Italia alle 11 di domenica. Rocchi si trovava a Pisa con un furgone, un mezzo già sotto sequestro, per un trasloco. Un vigile, Luigi Tamburri, notando il piccolo camioncino, si è avvicinato all’imprenditore intimandolo di fornirgli i documenti. Rocchi ha ingranato la marcia trascinando il vigile per qualche decina di metri fino a farlo cadere. Incidente che ha provocato diverse lesioni, anche se non gravi, a Tamburri. In molti hanno puntato il dito sul consigliere che ora vuol fornire la propria versione. «MI

Hanno accusato di minacce, di aver fatto resistenza a pubblico ufficiale e di aver malmenato il vigile coinvolto - commenta -, niente di più falso. Ero in Corso Italia per sgombrare un locale. Non ho più soldi, mi arrangio con ogni tipo di lavoretto che mi si presenta pur di dare da mangiare a mia sorella affetta dalla sindrome di down.

Da quando ad agosto mia madre ci ha lasciati, mio padre se n’è andato 10 anni fa, io e lei siamo rimasti soli. Tocca a me occuparmene, cerco di fare il possibile e anche l’impossibile. Intono alle 11, mi hanno telefonato dicendomi che mia sorella vomitava in continuazione e aveva bisogno di me quindi ho lasciato ogni attività per raggiungerla il prima possibile. Cos’altro potevo fare se non correre da lei? Quando si è avvicinato il vigile - continua Rocchi -, stavo già andando via e alla richiesta di documenti gli ho detto che dovevo correre da mia sorella dato che stava male. Ho aggiunto di prendermi il numero di targa e mandarmi il verbale a casa dato che non avevo il permesso per transitare in Corso Italia. Ho anche lasciato lì l’operaio che era con me, per fornire i miei dati. A quel punto me ne sono andato non accorgendomi di ciò che poi è accaduto. Io non ho picchiato, né fatto resistenza, né aggredito nessuno. Io correvo da mia sorella » . « Inoltre - conclude -, appena sistemata la situazione mi ha chiamato l’operaio dicendomi che il vigile era in ospedale. H o chiamato subito il comando alle 13 e, sistemata la situazione di mia sorella, mi sono recato personalmente a Pisa per porgere le mie scuse. Come prova c’è il verbale che ho firmato dal quale risulta la mia spontanea presentazione in comando. Io non sono un delinquente».

Irene Salvini