Danza: Giselle, ragazza tradita e così attuale

Lo spettacolo domenica al "Verdi". Intervista al coreografo Eugenio Scigliano

Una foto di scena (foto Alessandro Botticelli)

Una foto di scena (foto Alessandro Botticelli)

Pisa, 8 aprile 2015 - E' Giselle, la romantica Giselle che muore per amore, a ripercorrere i suoi passi di danza sul palcoscenico del Teatro Verdi nel prossimo appuntamento previsto per domenica 12 alle 21. Un atto unico per la regia e coreografia del talentuoso Eugenio Scigliano, che dal 2004, dopo importanti esperienze in tutto il mondo come ballerino, ha ottenuto numerosi successi allestendo opere classiche con un linguaggio moderno. Questa interpretazione, tra l' altro, ha ottenuto il premio "Danza & Danza" 2013 quale migliore spettacolo italiano di danza d’arte. Sulla scena la compagnia Junior Balletto di Toscana diretta da Cristina Bozzolini che da tempo ha instaurato un solidale rapporto artistico con Scigliano. La storia è quella di Théophile Gautier, romanziere francese, poi musicata da Adolphe­Charles Adam, uno tra i più celebri compositori di note per balletto, e racconta di una ragazza semplice e candida, corteggiata da un giovane principe che la inganna e per il quale è destinata a morire. E racconta anche delle Villi, spiritelli simili agli elfi che puniscono coloro che fanno soffrire per amore, riportandoci nell'ambito delle leggende nordiche.

"La mia Giselle è una ragazza attuale, una giovane tradita, che io ho trasportato in un college inglese in periodo vittoriano. L'epoca, dunque, è quella stessa delle musiche di Adam con un'ambientazione diversa a quella del racconto classico", spiega Scigliano. "Ciò che voglio sottolineare riproponendo Giselle sono certi comportamenti ambigui e cinici degli adulti rispetto ai giovani, comportamenti che tendono a sopraffarli, dando luogo a soprusi. In questo senso la mia Giselle è una ragazza assolutamente moderna che si innamora del suo insegnante". ­

Quale tipo di linguaggio ha usato?

"Non quello classico. Da anni lavoro con la danza contemporanea, con un particolare linguaggio del corpo che io ho sviluppato e che non vuole essere soltanto movimento". ­

La danza pone delle domande o dà delle risposte?

"Vedere uno spettacolo di danza è come entrare in un museo dove ci sono quadri più leggibili e altri più astratti. E' anche lo spettatore che deve decidere come leggerli. Non tutto deve essere descritto: alcune cose sono espresse, altre vengono sfumate. Le domande o le risposte vengono in buona parte da chi guarda e interpreta". ­

Danzare fa bene a tutti?

"A livello professionale dipende ovviamente dalla passione e dal talento. A livello dilettantistico direi che certamente fa bene a tutti perché è qualcosa di liberatorio, che insegna a stare con gli altri, insegna la raffinatezza e il senso estetico. Oggi i giovani con Internet stanno sempre più spesso da soli. Saper usare il linguaggio del corpo aiuta ad avere maggiore sicurezza con gli altri".

­Per lei cosa è stato danzare?

"La libertà. Vengo dal Sud e la danza mi ha dato l'opportunità di conoscere il mondo". ­

Quando ha capito che voleva fare questa professione?

"Per la verità è stato tutto molto casuale. Sono andato a scuola di danza a 9 anni, ma mi sono appassionato dopo". ­

Allora non è vero che ballerini si nasce?

"Così come si nasce medici o ingegneri, anche per diventare ballerini c'è uno studio serio e scientifico da fare". ­

Come sta oggi la danza?

"L'arte, e soprattutto la danza, oggi è apprezzata da molti ma supportata da pochi. Il problema è avere i sostegni finanziari e delle brave compagnie di ballo con cui lavorare. Ecco le difficoltà, ma non credo che oggi queste riguardino solo il mondo della danza".