Tagliola sui locali pubblici. Un anno di stop a nuove aperture

La giunta adotta la delibera anti-movida

La movida pisana. Piazza dei Cavalieri invasa da giovani e abusivi che vendono birre nei carrelli

La movida pisana. Piazza dei Cavalieri invasa da giovani e abusivi che vendono birre nei carrelli

Pisa, 27 luglio 2014 - ARRIVA l’atteso provvedimento che stronca la movida sregolata nel Centro storico e che punta a restituire qualità alla vita cittadina. Era nell’aria da mesi e finalmente venerdì la Giunta di Pisa ha approvato una delibera che vieta, per un anno, «l’apertura di nuovi esercizi di somministrazione e vicinato alimentare nelle aree del centro interessate dalla movida». «Il provvedimento è di carattere provvisorio e durerà fino al 25 luglio del prossimo anno — spiega l’assessore al Commercio David Gay —. E’ consentito dalle normative ed è finalizzato a favorire la vivibilità del centro storico per ricreare equilibrio e convivenza tra residenti, studenti e turisti. Tutti i passaggi sono stati concertati e condivisi con le associazioni di categoria». La delibera arriva dopo mesi di bagarre e proteste di commercianti e cittadini stufi della proliferazione di kebab e minimarket finanche sui bei lungarni e porto franco, nelle notti della movida, di alcolici a prezzi al limite della concorrenza sleale e in violazione delle ordinanze in vigore sulla somministrazione degli alcolici e sugli orari di apertura. Con questa delibera, la Giunta municipale recepisce le indicazioni del documento votato dal consiglio comunale il 15 maggio scorso e con cui si chiedeva d’individuare le aree della città in cui vietare l’apertura di esercizi pubblici di questa tipologia.  Ecco le aree del centro nelle quali il divieto sarà applicato. A Tramontana: vie Curtatone e Montanara, San Frediano, Consoli del Mare, Canto del Nicchio, Vacca Berlinghieri, San Lorenzo, Sant’Andrea, Lungarno Mediceo (fra via Sant’Andrea e Piazza Garibaldi),Lungarno Mediceo (da via Curtatone e Montanara sino al Ponte di Mezzo) e Piazza dei Cavalieri. A Mezzogiorno, invece, sono interessate dal provvedimento le vie Mazzini, La Nunziatina, San Bernardo, Degli Albiani e San Martino, le piazze Clari e San Sepolcro e i Lungarni Galilei e Gambacorti. Resta inteso che nuove attività potranno aprire in tutti gli altri quartieri della città. A partire dai prossimi mesi, la Polizia Municipale verificherà gli effetti della nuova disciplina e sarà nelle facoltà degli uffici proporre eventuali modifiche al provvedimento.

SODDISFATTA della delibera è Confcommercio che però giudica «molto grave» l’esclusione della Stazione dal provvedimento. «Come si può ignorare un quartiere simbolo come la stazione dove, in poche strade, minimarket ed esercizi simili arrivano a 50 unità? — tuona la presidente Federica Grassini— E’ paradossale. Anche la stazione è un luogo ad altissimo rischio. Da sola l’attività di controllo delle forze dell’ordine non è sufficiente. Si rimetta mano al provvedimento, includendo nel suo perimetro di intervento anche la stazione». 

«DA QUESTA tardiva presa di coscienza, l’amministrazione comunale recuperi il tempo perso», tuona l’avvocato Francesco Mancuso del Comitato La Cittadella per la qualità della vita all’indomani dell’approvazione della delibera di giunta che impedisce per un anno l’apertura di minimarket e pub nel centro. «Il nostro comitato da anni richiama l’attenzione sull’eccessivo proliferare di pub e locali e sulla necessità di ridurne il numero anche decentrando la movida. E’ stato necessario che passassero anni prima che l’amministrazione comunale di Pisa si rendesse conto che in alcune zone del centro storico la concentrazione dei locali della movida è abnorme e causa gravi problemi ai residenti che da anni si lamentano della situazione». 

ANNI, lamenta Mancuso «sono serviti perché si ascoltassero le giuste lamentele dei cittadini e sono serviti i morti e i feriti (quelli caduti dalle spallette dell’Arno) per aprire gli occhi e accorgersi che il fenomeno è incontrollato. Non erano pazzi quelli che scrivevano delle loro notti insonni per movida. Un’amministrazione attenta ai problemi dei cittadini avrebbe ascoltato quelle persone trasformando le loro richieste in interventi concreti — dice ancora il rappresentante della Cittadella —. Ora che è riconosciuta l’esistenza del fenomeno, che l’Oms ha stabilito una correlazione tra inquinamento acustico e insorgenza di gravi malattie, ora che esiste un coordinamento nazionale che riunisce comitati di molte città italiane assediate dalla movida c’è chi ancora parla di città viva, espressione nonsense che si vorrebbe contrapporre a città morta, per sminuire le richieste dei cittadini disturbati dalla movida».