Studenti pisani 'in campo' per Genova. Ma non chiamateli "Angeli del fango"

Undici ragazzi sono corsi in aiuto della popolazione alluvionata. Il racconto

I ragazzi pisani volontari a Genova

I ragazzi pisani volontari a Genova

Pisa, 20 ottobre 2014 - Intercity delle 6.47. Direzione: Genova. Undici ragazzi, ventenni. Studenti universitari, qualcuno già con un lavoro e quindi con poco tempo a disposizione. Poco ma prezioso. Si sono organizzati in una manciata di ore. E hanno deciso di passare, insieme, una giornata particolare. Tra fango da spalare, macerie da caricare e portare via.

Si chiamano Matthieu Angbeletchy, Mattia Enrico del Punta, Mattia Metallo, Stefano Binioris, Matteo Cervelli, Filippo Buonamici, Matteo Picarella, Federico Giorgi, Nico di Nasso, Mattia Frau, Federico Hilliges.

Un gruppo di amici come tanti. Ex compagni di classe, vicini di casa, studenti della stessa facoltà. Soprattutto né eroi né angeli del fango, due definizioni che proprio non vogliono sentirsi attribuire. «Perché certe cose — come dice Federico Giorgi — le fai perché te le senti, non perché te le chiedono o va di moda. E la spinta a mettersi in gioco, per noi, è stata proprio vedere ragazzi come potremmo essere noi in una situazione di difficoltà». Tanto che la partenza per Genova è stata decisa all’ultimo momento, la sera prima. Qualche telefonata veloce con alcuni amici residenti nella città alluvionata per la seconda volta in tre anni, la voglia di andare a dare loro una mano. Prima tappa: il Municipio — il ‘quartier generale’ — per individuare le zone nelle quali intervenire. 

I ragazzi sono stati divisi in due gruppi: una parte è stata dirottata subito al cimitero, l’altra in una vicina zona residenziale ancora in emergenza. «Nonostante ci siano ancora molte macerie da rimuovere, la città ha ripreso più o meno a vivere ‘normalmente’ — afferma Matthieu Angbeletchy, studente alla facoltà di Economia — in alcuni quartieri, però, la situazione è ancora critica. Molte case hanno ancora il piano terra e le cantine colme di fango e macerie di ogni tipo. Soprattutto tra i palazzi e nelle case che si trovano nelle aree circostanti alla zona dove si è verificata l’alluvione». 

«Inizialmente eravamo un po’ spaesati — aggiunge Mattia Metallo, studente di Scienze Motorie e lavoratore — sono stati anche gli stessi cittadini ad indirizzarci nei punti dove erano necessarie braccia in più. Vedere davanti a noi le strade incrostate di fango negozi e botteghe disrutte, persone disperate che avevano perso tutto, ammetto che sia stato un po’ angosciante, ma darsi da fare tutto il giorno, contribuire nel nostro piccolo alla ripresa della città e della popolazione, è stata la gioia più grande. Più faticavamo, più eravamo felici. Siamo saliti nuovamente sul treno per il rientro con il sorriso, contenti e soddisfatti... anche se consapevoli del fatto che probabilmente avremmo potuto fare qualcosa in più, rimanendo anche qualche altro giorno... ma gli impegni di ciascuno di noi non ce lo hanno purtroppo permesso». Rientro a casa: attorno alle 21 di sera.

A testimonianza dell’«avventura» — come l’hanno definita i ragazzi — rimane il reportage firmato da Enrico Mattia Del Punta, studente al secondo anno di Scienze politiche internazionali e fotografo della ‘spedizione’ (le immagini si possono vedere su enricomattiadelpunta.wix.com/dpem). «Siamo stati tutto il giorno impegnati a svuotare la cantina di un palazzone. Con noi c’erano anche ragazzi provenienti da altre regioni e città». Ragazzi, appunto. Né angeli né eroi. Con il sorriso sulle labbra e gli abiti sporchi di fango.