L'addio a monsignor Plotti: i funerali solenni nella ‘sua’ cattedrale

L’annucio della morte alle 8.10 con i mesti rintocchi delle campane. Esequie alle 11.30

L’arcivescovo  Plotti nel 1989 accompagna Papa Giovanni  Paolo II

L’arcivescovo Plotti nel 1989 accompagna Papa Giovanni Paolo II

Pisa, 20 ottobre 2015 - I RINTOCCHI delle campane della Cattedrale suonano a lutto. E’ il messaggio dell’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto inviato a tutti i sacerdoti e alla comunità dei fedeli. Ieri mattina alle 8.10 si è spento all’età di 83 anni al policlinico «Gemelli» di Roma monsignor Alessandro Plotti. Ricoverato dalla fine del mese di settembre, le sue condizioni di salute si erano aggravate negli ultimi giorni a causa di una grave infezione. «Lo raccomandiamo al Signore perché nel suo amore lo accolga nella gioia dei Santi, e Lo ringraziamo per tutto il bene che ha compiuto nella nostra e sua Chiesa di Pisa nei 22 anni del suo episcopato pisano» queste le parole dell’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto. Le esequie saranno celebrate questa mattina alle ore 12 nella chiesa centrale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma ma domani la salma arriverà a Pisa per la la S.Messa funebre che si svolgerà alle 11.30 in Cattedrale. Infine, giovedì, il trasferimento nella chiesa parrocchiale di Moltrasio, sul lago di Como, dove il corpo sarà tumulato nella tomba di famiglia.

E’ Profondo il cordoglio in città e nella chiesa pisana raccolta da giorni in preghiera. Tanti i rapporti di amicizia e sincera stima costruiti negli anni. «Ho sempre pensato che Monsignor Plotti fosse come quelle squadre che giocano meglio fuori che in casa. Le sue posizioni spesso non erano del tutto capite da una parte della Chiesa, dalle parrocchie e da un certo establishment ma le sue parole erano capaci di raccogliere il consenso di gente assai distante dalla chiesa». Un vescovo non chiuso nel proprio tempio, così definisce l’amico appena scomparso don Antonio Cecconi, oggi parroco di Calci, all’epoca vicario generale. «Non tutti, forse – prosegue – hanno conosciuto la sua grande attenzione alle persone, caratteristica che mi ricorda molto Papa Francesco. Mi riferisco anche a temi forti e di attualità: le persone segnate da fallimenti familiari, l’aborto. Ricordo perfettamente una volta in cui gli presentai un caso di una donna che aveva, appunto, abortito: mi disse che era nostro compito preoccuparsi del suo futuro, era importante che recuperasse la serenità perduta. Una sensibilità che andava al di là delle leggi della Chiesa o del diritto canonico». E un’attenzione alle persone che si traduceva anche in gesti semplici: «Un ricordo personalissimo: da quando monsignor Plotti si era trasferito a Roma andavo a trovarlo almeno un paio di volte all’anno, magari rimanevo ospite a casa sua. Una volta lo raggiunsi a Moltrasio: un giorno mi propose di andare a fare un giro. E mi portò alla Madonna del Ghisallo dove c’è il museo del ciclismo, la mia grande passione». E don Cecconi torna anche al primo incontro: «Nel 1986, io ero parroco ad Agnano e lì avevo fondato una piccola casa famiglia per minori problematici. L’Arcivescovo Plotti si presentò a mezzogiorno, si fermò a mangiare». Un rapporto che si è consolidato nel tempo: proprio a don Cecconi (che è stato anche vice direttore di Caritas Italiana) Plotti – presidente della Conferenza episcopale toscana - affidò il neo-istituito ufficio che si occupava delle relazioni tra i vescovi e le Regioni. «La sua era una chiesa dialogante, aperta. E io lo sentivo vicino, anche a distanza». Commosso anche il ricordo di don Emanuele Morelli, direttore della Caritas diocesana: «È stato monsignor Plotti che, nell’ottobre del 2000, mi ha consegnato la responsabilità della Caritas Diocesana ed è con lui che, negli ultimi 8 anni del suo episcopato, abbiamo condiviso quotidianamente il sogno e la speranza che la nostra chiesa crescesse nel servizio agli ultimi, una chiesa del grembiule, che gli regalammo nel nostro ultimo incontro al Centro d’Ascolto, capace di piegarsi sulle fatiche e sulle ferite dell’umano e una chiesa conciliare che vede nella Caritas il suo essere ‘estroversa’, aperta al mondo, in dialogo e al servizio. Con lui sono nati l’Osservatorio delle povertà con i rapporti regionali e diocesani, la Casa Caritas di Pontasserchio perché ‘dove si prega, là si accolga’ e le docce per i poveri con il nuovo Centro d’Ascolto senza mai perdere di vita l’attenzione alle povertà del mondo come è stato per io progetti in favore dei ‘bambini soldato’ del Congo».

Francesca Bianchi