"Io, Maria Stuarda e la danza"

Beatrice Paoleschi e l'EmoX balletto venerdì e sabato nella Chiesa di Sant'Andrea. La nostra intervista alla coreografa

Beatrice Paoleschi

Beatrice Paoleschi

Pisa, 5 marzo 2015 - Da una parte la voglia di rendere la danza più teatrale ed espressiva, dall'altra due donne, Elisabetta I e Maria Stuarda nella storia e nel dramma di Friedrich Schiller. Beatrice Paoleschi, coreografa e regista, ne ha fatto uno spettacolo unico, unendo al testo di Schiller adattato da Giulia Lino, le musiche del compositore fiorentino Stefano Burbi e i movimenti dei giovani danzatori di EmoX balletto, da lei stessa diretto.

Lo vedremo venerdì 6 marzo e sabato alle 21 nella cornice suggestiva della Chiesa di Sant'Andrea, come uno degli appuntamenti del cartellone del Teatro Verdi dedicato alla danza.

Elisabetta e Maria Stuarda, due donne del XVI secolo che possono ancora parlarci?

"Direi proprio di sì", risponde Beatrice Paoleschi. "Si tratta di due caratteri e di un tema, la conquista del potere, che rispondono perfettamente anche alla vita dei giorni nostri. Elisabetta è come una 'donna in carriera', gelosa e ossessionata da tutto ciò che può essere un ostacolo al raggiungimento del suo fine. Nella Storia lei è la figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, il cui matrimonio non è mai stato riconosciuto dalla Chiesa cattolica. La successione al trono sarebbe dunque spettata alla cugina Maria Stuarda, ma Elisabetta, per non correre rischi, la fece imprigionare e poi decapitare". ­

Cosa c'è di cambiato rispetto al testo di Schiller?

"Il testo è stato sfrondato e sulla scena appaiono solo le due regine, ma l'impianto è rimasto quello, non è stato modificato. Ovviamente ai due personaggi ho dato la mia interpretazione. Elisabetta è una figura di regina contorta, nervosa, direi quasi 'schizzata', certamente chiusa in se stessa. L'ho portata in scena calva, quale simbolo di autocastrazione; gli ho tolto qualsiasi femminilità, facendone una donna desiderosa solo di potere. Per questo quando lei è sul palcoscenico, è sempre presente anche il trono, che è il suo unico scopo, la sua ossessione. Non c'è amore nella sua vita, non ci sono affetti perché non gli interessano, come tutte le persone che oggi, pur di arrivare a un fine prestabilito, rinunciano anche ad avere una vita sentimentale. Ma proprio per questo Elisabetta è tormentata. Deve condannare la cugina oppure no? Il contrasto dentro di sé è continuo". ­

E Maria Stuarda come l'ha descritta?

"Come una donna bellissima, passionale, che ha amato e che ama, senza nascondersi". ­

Danza e prosa insieme: una unione non comune. Perché? Può dare qualcosa di più?

"Penso che aiuti lo spettatore ad entrare di più nello spettacolo. Nella mia regia le due attrici, interpreti di Elisabetta e di Maria Stuarda, interagiscono costantemente con due danzatrici, anch'esse nelle parti di Elisabetta e Maria Stuarda, così da amalgamare il più possibile la parte recitata con quella ballata. Sulla scena ognuna delle due regine ha sempre con sé la 'sua' alter ego danzatrice. Solo una volta le attrici sono sole sul palcoscenico, ed è quando Maria Stuarda chiede la grazia ad Elisabetta, un colloquio che finisce male e che ho lasciato intatto nella versione di Schiller perché ha un impatto talmente forte che non poteva essere modificato". ­

Qual è la parte clou dello spettacolo?

"I 10 minuti di musica in cui le due regine e i loro 'doppi' si affrontano sopra un tavolo. Sono due anime nude messe a confronto: una lotta tra amore e odio, ognuna contro se stessa e contro l'altra". ­

Ora ci racconti di Beatrice Paoleschi. E' lei che ha scelto questa professione o questa professione ha scelto lei?

"Io credo di essere nata ballando. Cosa altro avrei dovuto fare? Ovviamente da piccolina mi hanno fatto frequentare una scuola di danza. Io sono diventata ballerina e nello stesso tempo insegnavo nella mia scuola, quella di Lilia Bertelli e Cristina Bozzolini a Firenze. La coreografia è arrivata dopo, un po' per caso". ­

Ci mette più testa o più cuore in quello che fa?

"Più cuore. Certo c'è anche la testa, ma il cuore prevale. Io ho grande passione per quello che faccio. Ci metto sempre tutta me stessa per raggiungere il pubblico". ­

Allora la sua parte nella vita è quella di Maria Stuarda?

"Certamente sì. Con Elisabetta non ho niente da condividere".

­EmoX Balletto è una giovane compagnia di danzatori. Cosa vorrebbero dal futuro?

"Hanno voglia di stimoli e si aspettano di ballare. Sono ragazzi che danno tantissimo, credono nella compagnia, provano emozioni e regalano emozioni al pubblico". ­

C'è ancora feeling tra i giovani e la danza?

"No, purtroppo oggi non c'è un grande interesse per la danza da parte dei giovani. In Italia questa cultura si è ormai persa, non si portano più i ragazzi al teatro, non si coinvolgono nella vita di palcoscenico. Ormai esistono solo cellulari e computer. Al massimo nella loro vita c'è un po' di cinema. Se almeno le scuole si attivassero facendo loro conoscere anche il teatro..."