L'universo di Isabella Staino in mostra al Centro di San Michele degli Scalzi

Prima mostra antologica per lei che raccoglie grandi tele e dipinti su carta dal 1998 a oggi. La rassegna resterà aperta a Pisa fino al 12 aprile

Una delle opere di Isabella Staino

Una delle opere di Isabella Staino

Pisa, 29 marzo 2015 - "C'era una volta una bambina che si chiamava Isabella. E questa Isabella pensava per colori. In famiglia nessuno se n'era accorto, e naturalmente neppure lei, perché a Isabella pensare per colori sembrava normale". Chissà come aveva fatto Antonio Tabucchi a capire tutto in un attimo. Perché Isabella, protagonista della sua piccola storia, assomiglia tanto ad una persona vera che lui aveva conosciuto. Successe qualche anno fa all'inaugurazione di una mostra di Isabella Staino, pittrice giovanissima e quindi ancora alle prime armi. Lei, onorata dalla presenza di uno scrittore tanto importante, gli chiese se poteva fargli una recensione. Lui non rispose niente e salutò, schivo come sempre, ma dopo qualche mese la chiamò da Parigi e le dettò una storia, delicata come un sogno, leggera come uno dei tappeti volanti che ogni tanto appaiono nei suoi dipinti. Isabella, quella vera, ha tenuto per sè tanto tempo questo regalo prezioso, fino a quando non l'ha trasformato in un volumetto che ha illustrato.

Intanto i colori dei suoi pensieri hanno preso forme e dimensioni, sono diventati fiori, alberi, pavimenti, stanze e palazzi, bambole e uccelli, luci e ombre, figure imprecisate dal fascino misterioso. Ora, fino al 12 aprile, l'universo di Isabella si è spostato al Centro per le Arti Contemporanee di San Michele degli Scalzi a Pisa, lungo il viale delle Piagge, in una mostra antologica, la prima dell'artista, che propone grandi tele e dipinti su carta dal 1998 fino ad oggi. E sono sempre i colori ad accompagnarci in questo viaggio fantastico che comincia con l'astrattismo per arrivare ad un linguaggio realistico, seppure racchiuso nella magia del sogno, in cui compaiono le dolci colline toscane e i casolari, trasformati in scenari fatati dalle reminescenze fiabesche dove approdano principesse, oppure streghe, incantesimi e visioni senza né passato, né futuro.

"Avere una tela bianca davanti a me è un momento sublime, che mi fa stare bene, in uno stato di grazia", racconta. "Comincio con un'idea e questa si trasforma in una sorta di disegno, che poi però cancello perchè con il colore do vita ad una forma di paesaggio astratto. Pennellate di verde, giallo, rosso, senza neanche guardare la tavolozza, senza neanche sceglierli i colori, quasi come fosse un rito liberatorio. Solo alla fine riprendo il disegno e lo completo coniugandolo con il colore". Ma chi saranno quei personaggi a volte dolci, a volte inquietanti, spesso malinconici, che affiorano dai colori? "Non sono fantasmi e neanche paure", risponde. "Quelle figure vivono in un ambiente che mi piace e la mia voglia costante è quella di fare un passo e di entrare dentro il quadro. Anche quando ci sono immagini tese, per me ciò che dipingo è solo pura bellezza, quella dove vorrei vivere sempre".

D'altronde 'Isabella e l'ombra' è anche il titolo della fiaba che Tabucchi ha voluto dedicarle, forse perché la gioia che esce dai suoi colori contrasta con quei volti tristi e trasognati, irreali nella loro realtà, e copre con un sottile velo la conquista dell'agognata felicità. Eppure Isabella, quella vera, non manca né di ottimismo, né di idee chiare. Lei, nipote di Sergio Staino, 'inventore' del noto Bobo, nata e cresciuta in una famiglia dove sia il fratello che il padre e la madre dipingono, si sente a disagio ad essere chiamata artista, preferendo definirsi artigiana. Un' artigiana con la valigia in mano, pronta a far fagotto ogni volta che ci sono nuovi colori da inseguire.

Nata a Firenze, ha già fatto tanti traslochi, prima in Garfagnana, poi nell'isola di Capraia, dopo al Gabbro e ora a Livorno. "Dove credo che mi fermerò molto perché ci sto proprio bene", afferma. Intanto le mostre si sussuguono: da Brescia a La Spezia, da Parigi a Pisa e presto in Provenza, nella Francia del Sud, e poi in Germania, ad Amburgo. Ma i molti riconoscimenti del suo talento non la scompongono. "Per me il successo è poter dipingere più tempo possibile", spiega. Cosa cerca? "La bellezza e la raffinatezza primitiva". Insieme ai colori, naturalmente. "Il giallo limone è un'allegria così e così, il giallo cadmio è quando hai voglia di saltellare, il giallo oro è quando sei proprio contenta", spiegava Isabella della fiaba ad una maestra attonita. E Isabella, quella vera, racconta: "Se ci sono sforzi o momenti di sconforto nella nascita di un quadro, questi sono sempre nella composizione, mai nel colore. Quello è un pensiero naturale". Chissà, forse la fiaba non esiste, forse le due Isabelle sono davvero la stessa persona. Magia di uno scrittore. E di una pittrice.