"Mercato scaccia-degrado e spaccio. Ma noi preferiamo piazza Vittorio"

Gli operatori: «Anche qui ci sono furti. La sera, però, è più sicuro»

Il mercato a Pisa

Il mercato a Pisa

Pisa, 26 ottobre 2014 - SABATO, giornata di sole. Piazza Vittorio Emanuele è piena di banchi. E’ il mercato che si tiene ogni ultimo fine settimana del mese e che raccoglie molti artigiani delle nostre zone e non solo. Anche qui, nonostante la loro presenza, qualche furto c’è e c’è stato. Ma la situazione è ben diversa da quella che si vive e respira alla Stazione. Artigiani e ambulanti hanno paura a spostarsi e preferiscono restare in una piazza che ora «tutto sommato è pulita e frequentabile». Cinzia Mazzoni, pittrice e illustratrice, arriva da Livorno. Vende quadri e alcune stoffe decorate che lei stessa crea. «Questa piazza è buona come punto vendita. E’ in un’area di passaggio. A pochi metri di distanza — racconta — da dove sbarcano i turisti, e qui vicino c’è corso Italia, una delle vie più frequentate. Uno snodo, insomma». L’idea di spostarsi proprio sotto i loggiati non la entusiasma. «Alle 18 è già buio d’inverno. Qualche volta mi è capitato di dover prendere il treno, alla sera, e alla Stazione c’è da aver paura. Già qui, in passato, si sono verificati furti, figuriamoci là che succede». FRA CHI fa vivere piazza Vittorio, ci sono anche Francesco e Angela Bianchi che realizzano oggetti in stoffa. Piccoli gadget, ma anche gnomi e oggetti per la casa. Trasformano colori e materiali in strumenti utili e decorativi. Abitano a Massarosa e fanno i mercati anche a Lucca. «La piazza è molto bella e c’è abbastanza passaggio, ma bisogna stare attenti perché qualche furto si è verificato anche qui». La stazione? «La situazione non è facile. Qui va già meglio, anche se la crisi si fa sentire, e le persone, da qualche anno, preferiscono comprare piccole cose da 2 o 3 euro». IN CORSO ITALIA - sono le 11,30 - passa un’auto di servizio con due agenti della polizia municipale. Tutto regolare. C’è solo un ragazzo che vende libri in strada. Trascorre un’ora e mezzo. Sono le 13, ci sono i turisti, pochi pisani e qualche senzatetto. Uno, con il cartone del vino a terra, siede sui gradini di uffici e abitazioni. Gli occhi chiusi, la mente chissà dove. Barcolla. Proseguendo, verso la Stazione, la presenza della stampa per la conferenza indetta da Noi adesso Pis@ e del gruppo di politici, in tutto oltre dieci persone che si muovono insieme, allontana chi di solito frequenta la zona con intenzioni non buone. Ma, basta proseguire, verso sud, ed eccoli lì, tutti concentrati proprio sotto i loggiati, i volti conosciuti. Chiacchierano, si avvicinano fra loro, si consultano. LE STORIE. Enrico Magnozzi, che fa parte del Ctp3, racconta che lui, sei anni fa, aveva uno studio dentistico in via Mascagni. «L’ho chiuso e mi sono trasferito a Cascina. La situazione era diventata invivibile e i clienti non volevano venire dopo le 17». Decisivo è stato un episodio che ha vissuto personalmente. «A mio fratello un giorno hanno messo il coltello alla gola. E io non me la sono sentita più di mantenere aperta qui l’attività». Alcuni negozi sono stati semplicemente sostituiti da locali, come minimarket. «Che cosa potrebbe nascere al posto dell’albergo di Romanelli?», si chiede Serena Luperini (Ctp5). «Se già un hotel ha difficoltà a restare aperto?». ​antonia casini