Eventi, solidarietà e recupero scolastico

L’impegno del centro culturale in memoria di Fabrizio Manetti per gli adolescenti

Il centro culturale Manetti a Cascina

Il centro culturale Manetti a Cascina

Cascina, 26 febbraio 2015 - «Sono io, Fabrizio». «Non è facile essere se stessi in una società di conformisti, è necessario fare dei compromessi. È conveniente fare gli opportunisti. Non parlate così, compagni cari, non pensate a viaggi o evasioni, non son da voi questi pensieri amari, ricordate le nostre discussioni». Queste parole, scritte 35 anni fa dal sedicenne Fabrizio Manetti, riecheggiano nelle orecchie di parenti e amici che mai lo dimenticheranno. Fabrizio ha lasciato tutti all’età di 16 anni, nel 1980, a causa della leucemia. Da allora, la sorella Emanuela, il padre Romano e gli amici di sempre hanno creato un’associazione che non solo ne porta il nome ma segue la filosofia di vita con cui l’adolescente è riuscito a segnare chiunque gli sia stato vicino nei pochi anni che ha vissuto.

Emanuela, com’è nata l’idea?

«Ragazzi, quanto sento che arrivate, esco felice e vengo fra voi». Da queste parole di mio fratello è nata l’associazione. Quando se n’è andato ha lasciato qualcosa in ognuno di noi. Aveva una marcia in più, una filosofia di vita che ci ha segnati e che non doveva morire con lui ma essere portata avanti. Con la nostra associazione, abbiamo voluto creare un luogo di aggregazione dove tutti possono esprimere il loro parere, stare insieme, imparare e crescere come una comunità, o meglio, come una famiglia».

Quando avete aperto il vostro centro?

«Subito nel 1980. Inizialmente si chiamava ‘Centro culturale Fabrizio Manetti e tutto si svolgeva in una piccola stanza adiacente alla chiesa di San Lorenzo alle Corti. Piano piano ci siamo ingranditi e, alla morte di mia madre Anna, abbiamo cambiato il nome all’associazione trasformandolo in ‘Centro Culturale F. A. Manetti. Da 2 anni svolgiamo le attività a San Giorgio, Villa Baldovinetti».

Quali sono le vostre attività?

«Tutto ciò che può essere utile alla comunità e che crea momenti di aggregazione. Ad esempio: eventi sportivi, concorsi letterari, spettacoli in vernacolo, conferenze di ogni tipo, raccolta sangue per donazione. Da un paio di anni, inoltre, svolgiamo anche il recupero scolastico».

Cioè?

«Da sempre sono appassionata di insegnamento, così, io e altri volontari del centro accogliamo i ragazzi delle scuole medie di San Frediano e Navacchio per aiutarli a svolgere i compiti. In questo modo non solo aiutiamo i giovani a studiare ma gli creami un luogo d’incontro dove poter stare insieme».

Quanti siete?

«Io, mio padre, Lorella Bellani, Fabio Romei, Leonardo Rosentini, Arturo Nebbiai e Maria Rita Ludovichi. Ognuno fa qualcosa».

La frase per rappresentarvi?

«Volevamo cambiarci per cambiare con entusiasmo e ferma volontà, crescere insieme per partecipare, per migliorare quello che non va». Queste parole di Fabrizio riassumo ciò che siamo: una grande famiglia che cresce insieme per migliorare ciò che ci circonda».