Scarabocchi, rifiuti e mai un fiore. Non c'è pace per il piccolo Lavorini

A Marina di Vecchiano è nel degrado il cippo che ricorda il dodicenne ucciso nel 1969

Lo scempio attorno al monumento di Lavorini (foto Salvini)

Lo scempio attorno al monumento di Lavorini (foto Salvini)

Pisa, 28 agosto 2014 - LA MEMORIA calpestata. Seppellita e sporcata da rifiuti, cocci di bottiglia, fazzoletti e ogni tipo di schifezze. E così, 45 anni dopo la morte del piccolo Ermanno Lavorini, il cippo sistemato a suo ricordo è abbandonato all’incuria, al passare del tempo, senza nessuno che porti un mazzo di fiori o un ricordo. L’omicidio del ragazzino, appena dodicenne, era stato per mesi sulle prime pagine di tutti i giornali, un caso dai risvolti inquietanti e misteriosi, che aveva sconvolto l’Italia intera. Nel punto in cui era stato ritrovato il suo corpo, a Marina di Vecchiano, all’epoca era stato sistemato un cippo, una pietra a sua memoria, con alla sommità una piccola scultura in legno che ritrae il volto della vittima.

Oggi cosa rimane? Una enorme pietra in mezzo alle erbacce, spaccata in più punti e tutta storta. Il viso di Ermanno con una scritta scarabocchiata in fronte e senza un orecchio, con il vetro che lo riparava andato in frantumi. A terra, alla base del monumento, un cero rosso spaccato in due, in mezzo a fazzoletti usati, un rossetto, vetri e decine e decine di preservativi di ogni colore. Segno tangibile di quello che lì succede ogni notte. Ma se si domanda, la memoria resiste. «Il cippo è laggiù», racconta Guido Grandinetti, parcheggiatore dello stabilimento Dunadonda o Oasi 2. «A volte qualcuno mi chiede dove si trova la lapide, che è vicinissima al nostro parcheggio, ma nessuno porta mai un fiore. La zona è degradata e sporca. Vivo a Marina di Vecchiano da sei anni, prima abitavo a Pisa, conosco la storia perchè ne avevo sentito parlare, ma è un peccato vedere un monumento in mezzo alla sporcizia».

Soprattutto oggi che si fa un gran parlare di violenza sui minori. Vedere una lapide in mezzo ad una discarica a cielo aperto fa male, se si pensa che proprio lì era stato ritrovato il corpo del ragazzo, sepolto sotto un cumulo di sabbia. Non c’è rispetto per Ermamno Lavorini. Anche qualcun altro ricorda bene cosa accadde, nonostante all’epoca dei fatti avesse poco più di nove anni. Quasi un coetaneo di Ermanno. «Si parlava tanto del ragazzino scomparso», racconta Riccardo Micheli, gestore e cuoco del ristorante dello stabilimento. «I miei genitori non facevano altro che ripetermi di non dare confidenza agli sconosciuti, di non parlare con nessuno e noi ragazzini eravamo terrorizzati. Circolavano diverse storie sulla sua sorte, ci volle molte tempo prima che si scoprisse la verità. In paese, a Vecchiano, spesso passavano i cantastorie con la fisarmonica, che raccontavano la storia del povero Ermanno Lavorini». Eppure i segreti sul caso non sembrano essere stati svelati del tutto e in paese circolano ancora voci strane. «A Vecchiano vive un anziano che sa tutto della vicenda - commenta l’altro gestore del bagno - ma si dice che racconterà la verità solo in punto di morte».