L'addio a Raspolli Galletti. Pisa piange il suo amato poeta

Oggi a Titignano i funerali del noto medico

Gianfranco Galletti

Gianfranco Galletti

Pisa, 29 settembre 2014 - PISA piange un suo figlio e poeta. L’ultimo saluto a Gianfranco Raspolli Galletti — classe 1925, da quasi quarant’anni autore di testi in vernacolo pisano e mancato sabato mattina nell’antica casa di famiglia a Titignano — avverrà oggi alle 15.30 nella chiesa parrocchiale del suo paese natìo. La scomparsa di Galletti colpisce in modo particolare il mondo del vernacolo pisano, di cui è stato indiscusso protagonista sia come cultore e studioso che soprattutto come poeta. Oltre cinquecento sonetti raccolti in innumerevoli riviste e svariate ricercatissime pubblicazioni, spesso corredate da illustrazioni memorabili, costituiscono un lascito fondamentale per la letteratura vernacola pisana iniziata nel 1872 coi «Cento sonetti» di Renato Fucini e ricca ormai di centoquaranta anni di storia. Galletti, dopo la Laurea in Medicina agli inizi degli anni Cinquanta, per circa quaranta anni aveva esercitato la professione di medico di famiglia nel proprio paese natale, Titignano, stimato e apprezzato per la sua competenza, umanità e dedizione verso i pazienti. E’ proprio durante la sua attività di medico di paese che ebbe modo di assistere a macchiette vernacole gustose, che lo indussero a scrivere i primi sonetti verso il 1977. Era quello un periodo molto difficile per il vernacolo pisano: circa 20 anni prima (nel 1956) era prematuramente scomparso il grande Domenico Sartori, il quale aveva lasciato un vuoto che nessuno era stato in grado di colmare. Bastarono un poeta come Galletti e l’impulso del fine critico letterario Giacomo Adami (1928-2009), organizzatore del fortunato concorso vernacolo «Oreste di Navacchio», per dare nuova linfa vitale alla nostra letteratura cittadina. Nel 1978 esce «I sonetti der Galletti» – ormai una rarità bibliografica nell’edizione originale – e di lì a poco si sarebbe avuta una fioritura di nuovi scrittori vernacoli che ha animato per circa tre decenni il panorama culturale nostrano. DOPO il pensionamento, nel 1991, Galletti ha avuto modo di dedicarsi a tempo pieno al vernacolo e imponente è il suo lascito di scritti. Nel 2012, consapevole di essere ormai a fine carriera, ha licenziato il libro «Robba vecchia e Robba nova», una raccolta di sonetti selezionati dalla propria sterminata produzione del passato con illustrazioni di Nicola Gorreri e prefazione di Lorenzo Gremigni. Questi, addolorato, commenta: «La scomparsa di Galletti è un lutto per l’intero vernacolo, che chiude così un’altra delle sue grandi epoche. Fucini, Bellatalla, Sartori e, ormai possiamo dirlo, Galletti. Galletti è stato più grande perché ha avuto modo, grazie anche alla sua longevità, di studiare a fondo e di scrivere su ogni piega del vernacolo, sia come fenomeno linguistico ed antropologico che come letteratura».