Sola, invalida e prigioniera in casa: "Sono disperata: non esco da tre anni"

Ha diritto a una sedia a rotelle elettrica che però non arriva

Mafalda Flavi, 67 anni, è stata operata al ginocchio a gennaio del 2012

Mafalda Flavi, 67 anni, è stata operata al ginocchio a gennaio del 2012

Cascina, 30 ottobre 2014 - RECLUSA in casa da gennaio 2012. Questa la situazione di Mafalda Flavi, sessantasette anni, umbra ma cascinese d’adozione, che non ha ancora ricevuto dalla Usl 5 di Pisa la sedia a rotelle elettrica che lei giura spettarle di diritto. L’incubo inizia quasi tre anni fa: «Camminavo con le stampelle e i medici mi dissero che un’operazione mi avrebbe rimesso in piedi », racconta la signora. «Il 16 gennaio del 2012 fui operata al ginocchio destro e l’intervento andò male, tanto che la gamba destra è tutt’ora inutilizzabile e per questo motivo entrerò in causa con l’ospedale di Cisanello». La storia di Mafalda Flavi, però, va oltre l’operazione fallita e si incentra sulla battaglia combattuta quotidianamente a partire da marzo 2014 per ricevere dalla Usl 5 quello che le spetta, ovvero una sedia a rotelle elettrica che le permetta di uscire di casa. La signora Mafalda, che vive da sola con un cane e un pappagallo, non varca la soglia dal giorno dell’operazione: «Date le mie condizioni, ovvero una gamba senza femore e l’altra debole e dolorante - spiega - il 19 marzo 2014 la Usl 5 mi ha assegnato una sedia a rotelle elettrica con la quale mi sarebbe possibile uscire di casa, ma la sedia non è ancora arrivata. Nel frattempo mi hanno inviato quattro sedie a rotelle non adatte alle mie condizioni: non riesco neanche a salirci sopra». La signora, infatti, necessita di un modello nuovo che costa 5.186 euro: questo è quanto stabilito dall’Istituto ortopedico Redini e quanto approvato dalla Usl, che però non ha ancora provveduto a farle ricevere questo tipo di sedia.

Il suo medico le ha consigliato di contattare la stampa per smuovere la situazione e la signora Mafalda non se lo è fatto ripetere: «Mi stanno portando alla disperazione - dice piangendo - Vi pare giusto che io sia confinata dentro casa mia da quasi tre anni? È da vigliacchi prendersi gioco di una persona nelle mie condizioni e dato che il cervello ce l’ho tutto, capisco quale ingiustizia mi stiano facendo. Ho anche contattato il maresciallo dei carabinieri di Navacchio per sporgere denuncia e mi è stato risposto di raggiungere personalmente la caserma della Guardia di Finanza, cosa per me impossibile». La signora Mafalda riesce a fare le pulizie e a cucinare girando per casa con la sua sedia a rotelle, che come precisa si è comprata da sola, però per le commissioni viene aiutata dalla nuora e dall’Auser. Suo figlio le ha costruito uno scivolo per uscire di casa, ma senza la sedia elettrica non può usufruirne perché non è in grado di risalirlo.

«NON POSSO godere del piazzale di 500 metri quadrati che ho dietro casa - continua - Sono chiusa dentro, passo dal letto alla sedia a rotelle e per andare in bagno scivolo da questa sopra a una sedia da ufficio. Abito in via Arnaccio, quindi non posso neanche distrarmi guardando fuori dalla finestra: vedrei solo camion». Questa ingiusta clausura deve concludersi: «Chiedo solo di ricevere quello che mi spetta in modo da prendere aria quando il tempo lo permette e stare un po’ fuori da queste quattro mura, dove ormai mi sento in galera».