Il dolore di un padre, il fragore del silenzio: Raimo porta la guerra in scena

Monologo forte e intenso che sta raccogliendo applausi in tour per i teatri della Toscana. Prossima tappa Arezzo

Renato Raimo e Marco Lo Russo

Renato Raimo e Marco Lo Russo

Pisa, 15 aprile 2016 - C'era un volta un padre. Ma a spezzare subito la favola ci pensa la luce tagliente che inquadra il professor Franco Ferrara, la voce rotta che comunica ai suoi studenti notizia dell'assassinio di Francesco Ferdinando d'Austria. La guerra, il pensiero che corre subito a suo figlio Daniele. La scena cambia e sul tavolo di cucina compare il temuto rettangolo giallo: la cartolina. Il fronte. "Silenzi di guerra" - che nel mese di maggio sarà al teatro di Arezzo ed è recentemente andato in scena a Cecina, Pisa e Casciana Terme -  inizia così e trascina lo spettatore - cullato dalla voce e dalle parole di Renato Raimo, padre che fa della disperazione la sua forza - verso la trincea.

Andata e ritorno da un inferno dove i silenzi sono più agghiaccianti dei fragori delle bombe e del sibilo delle pallottole.

"Posso curare i soldati. Prendete me al posto di lui. A che vi serve un bambino? Cambiate il nome sulla cartolina, che vi costa? Franco al posto di Daniele. Un uomo per un uomo. Abbiate pietà": questo chiede, grida Franco Ferrara al distretto militare.

Dolore e speranza si alternano ma è l'attesa che occupa e si impadronisce della scena: quella del padre che diventa soldato per ritrovare il suo Daniele, quella sulla banchina della stazione della ragazza silenziosa con abito bianco e ombrellino, giovane amore mai sbocciato. Quella di tutti i padri e di tutti gli amori rimasti a casa.

E poi c'è la musica: la fisarmonica di Marco Lo Russo accompagna "Silenzi di guerra" - e lo spettatore - in un mondo 'altro', che sembra lontano da noi ma è vicinissimo: la guerra, la solitudine, la trincea. Il monologo fortemente voluto da Renato Raimo - che si divide con passione e talento tra cinema (nella sale in questi giorni il film 'L'aquilone di Claudio' del regista Antonio Centomani), tv e teatro - per celebrare (e non dimenticare) i cento anni dall'inizio della Grande Guerra regala emozioni e pensieri.

E pone a tutti una domanda: la guerra può essere ancora una risposta?