San Francesco, travi sotto accusa: "Lo smalto nascondeva i danni"

Serviranno anni e svariati milioni per recuperare il monumento

Il cartello all’ingresso laterale della chiesa che avverte della chiusura (Foto Valtriani)

Il cartello all’ingresso laterale della chiesa che avverte della chiusura (Foto Valtriani)

Pisa, 14 aprile 2016 - Solo due o tre travi su un totale di 18 non erano del tutto compromesse. Sarebbe questo – in sostanza –– l’esito dell’indagine condotta dalla Soprintendenza sul tetto della chiesa di San Francesco, mappatura che ha portato alla decisione di sbarrare le porte ai fedeli per pericolo crollo. A confermarlo è proprio l’architetto Marta Ciafaloni, funzionario della Soprintendenza, colei che «con estrema sofferenza» ha dovuto ordinare lunedì la chiusura. «Lo stato di salute delle travi non era valutabile dal basso. Solo grazie alla gru – spiega l’architetto Ciafaloni – siamo riusciti a comprendere le reali condizioni: da giù l’aspetto delle travi traeva in inganno, sembravano assolutamente sane. E questo perchè, così abbiamo scoperto, erano scialbate in superficie con il gesso e dipinte, riportando anche le venature del legno. Smalto che ha, tra l’altro, trattenuto all’interno l’umidità provocando ulteriori danni». Le indagini sono andate anche verificare gli interventi effettuati nel tempo sulla copertura: «Dagli archivi della chiesa - aggiunge ancora l’architetto Ciafaloni - in passato ne risultano alcuni sporadici, a fronte di emergenze, ma non meno di 30 anni fa, e solo nell’area del presbiterio».

Adesso, dopo la ‘sentenza’, scatta la fase dei conti: «Sulla base delle indagini, dobbiamo arrivare a stilare un progetto preliminare che comprenda il rifacimento totale della copertura ma anche gli interventi anti-sismici. Non siamo in grado in questo momento di quantificare la cifra che sarà necessaria, non appena avremo un quadro più preciso ne sarà informato in primis il Ministero e, ovviamente, il Comune di Pisa perchè se la chiesa è dello Stato stiamo comunque parlando di un bene della città». Più chiaro, invece, il budget per il recupero del chiostro, anch’esso in pessimo stato di salute (le volte del braccio che conduce alla cappella di San Bonaventura sono state messe in sicurezza con una rete protettiva alcuni anni fa) anche se non pericolante: «Qui abbiamo a disposizione un progetto esecutivo da 700mila euro immediatamente cantierabile, già sul tavolo della Fondazione Pisa».

Intanto la parrocchia si è organizzata per continuare la propria attività. In questi giorni, le funzioni si sono svolte nella sala del capitalo ma da sabato 23 la Santa Messa (ma anche rosario, adorazioni eucaristiche, confessioni, funerali) traslocheranno nella chiesa di Santa Cecilia, così come ha stabilito l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto.