Pisa, 25 giugno 2014 - "I colori qui sono tutti marmo bianco-bluastro contro un cielo completamente saturo di luce. La torre pende in maniera prodigiosa. Il solito mendicante alla porta con uno stravagante cappellaccio di pelle. I preti che passeggiano". 

Chi scrive è Virginia Woolf nel 1933 durante il suo viaggio in Italia, nel quale, ovviamente, non poteva mancare una visita alla famosa piazza dei Miracoli. L'epoca di Internet era  lontana e  la fotografia ancora agli albori. La fama della cattedrale, della torre e del battistero di Pisa erano però già passati di bocca in bocca e di penna in penna a partire dagli inizi del Settecento, quando era cominciata l'epoca dei viaggi con itinerari nelle più importanti città europee. Per i progenitori dei turisti il 'Grand tour'  era un momento irrinunciabile della loro vita e il complesso monumentale della piazza del Duomo ne costituiva una tappa fondamentale.

In occasione dei 950 anni dall'inizio della costruzione della cattedrale, Palazzo Lanfranchi celebra la ricorrenza con una mostra in cui si susseguono disegni, incisioni, libri, fotografie, modelli di quella che molti viaggiatori definirono 'la montagna di marmo', uno dei capolavori dell'arte di tutti i tempi, 'ricamata' all'esterno da preziosi loggiati e sorretta internamente da una moltitudine di colonne ottenute con il  granito estratto dalle cave dell'Isola d'Elba e della Sardegna e trasportato a Pisa con speciali imbarcazioni.

Oggi i turisti che arrivano nella piazza del Duomo non rinunciano alla foto ricordo nell'atto di sorreggere la torre pendente. Non c'è traccia di questa abitudine tra i viaggiatori del Settecento che riproducevano l'immagine dei capolavori nei dipinti e nelle incisioni: la cattedrale era un monumento emblematico dell'immaginario collettivo che sorgeva in un 'luogo incantato', il cui fascino veniva così restituito e raccontato ad altri viaggiatori. "Stetti mezz'ora a contemplare la facciata del Duomo: e mi ispirava non so che di lieto e di malinconico", scrive Nicolò Tommaseo nel resoconto della sua 'Gita a Pisa', di cui i curatori della mostra, Lucia Tomasi Tongiorgi  e Alessandro Tosi, parlano nel catalogo. E ancora, sempre Tommaseo: "Chi ha viaggiato sui monti, percorra la ringhiera del duomo di Pisa; e sarà questo il più memorabile dei suoi viaggi".

Quelli che, invece, la cattedrale la disegnavano, ci restituiscono l'immagine della piazza anche nei suoi mutamenti storici. Nelle acquaforti del Settecento e fino a metà dell'Ottocento si può vedere ancora un edificio nell'angolo sud-est, chiamato la Casa dei Battezzieri, in cui vivevano due sacerdoti addetti ai battesimi. Vicino c'era  l'antica chiesa di San Ranierino. Entrambe le costruzioni vennero demolite nella seconda metà dell'Ottocento in seguito alle decisioni della 'Commissione per gli abbellimenti'.

Dalla parte opposta, addossata alle mura, in qualche incisione si intravede la Casa della Gabella, abitata dai doganieri che riscuotevano il dazio da parte di chi entrava trasportando merci. Anche questo edificio venne poi demolito, ma soltanto più tardi, nel 1912. Un' altra palazzetta, che per la verità appare assai raramente nelle incisioni, si trovava tra il battistero e le mura. Era la casa del cosiddetto 'beccamorti', vale a dire il becchino, la prima ad essere stata eliminata, visto che l' attività del suo abitante, resa frenetica dal vicino ospedale, ovviamente disturbava i viaggiatori e il loro emozionante impatto con la piazza.

Una sezione della mostra 'La cattedrale dei viaggiatori' è dedicata anche ai pionieri della fotografia che immortalarono Duomo e Torre in migliaia di scatti destinati ai turisti. Non c'è dubbio che questa nuova arte rese la piazza più popolare dal momento che ogni visitatore poteva permettersi di acquistarne un'immagine. Tra i vari personaggi che cominciarono a frequentare l'area  a scopo commerciale c'era lo scultore e fotografo Enrico Van Lint, che a Pisa ebbe un rinomato 'atelier-negozio' dove venivano anche prodotti raffinati modellini in alabastro dei monumenti cittadini, ovviamente souvenirs assai ambiti dai viaggiatori.

Curata da Lucia Tongiorgi Tomasi e Alessandro Tosi, e resa possibile grazie ai generosi prestiti offerti da numerosi collezionisti pisani, la mostra di Palazzo Lanfranchi è realizzata dal Museo della Grafica, dal Comune di Pisa e dall’Università di Pisa, con la collaborazione degli Amici dei Musei e Monumenti Pisani e i patrocini dell’Opera della Primaziale, Regione Toscana, Provincia di Pisa, Soprintendenza di Pisa, Fondazione Cerratelli. 'La Cattedrale dei viaggiatori' resterà aperta fino al 30 ottobre.