Pisa, 23 dicembre 2013 - Dopo oltre un anno e mezzo dalla chiusura, si apre uno spiraglio sulla possibilità di tornare a salire i gradini de La Sapienza, tra i più antichi di tutte le Università italiane. Una riunione appena svolta a Roma con i ministri Massimo Bray e Maria Chiara Carrozza ha definitivamente scongiurato il rischio di smembrare la biblioteca universitaria  (620.000 volumi, 1389 manoscritti, 161 incunaboli, 7022 cinquecentine, 4357 periodici) in tanti piccoli pezzi ed ha stabilito di dare al più presto il via ai lavori per il suo ripristino e per il recupero dell'intero palazzo.

Ci sono voluti 19 mesi e molte polemiche. Nel frattempo alcune attività commerciali della zona, in pieno centro cittadino, hanno chiuso  i battenti e altre sono in forti difficoltà, mentre un blitz delle guardie giurate ha recentemente scoperto che durante la notte quella che fu l'Università di Galileo si trasforma in una  sede di bivacchi, festini e scambi di droghe. Uno smacco per la 'città dei saperi', per decenni ai vertici delle classifiche come uno dei più importanti atenei italiani, sede delle due prestigiose Scuole d'eccellenza, come la Normale e la Sant'Anna. Un'offesa per la cultura (così come il vergognoso stato di conservazione in cui viene mantenuta Pompei) che adesso sembra aver trovato la strada giusta per uscire dal tunnel. Il 15  gennaio è già stato programmato un nuovo incontro per stabilire i tempi dei lavori ed esistono già delle indicazioni di massima.

Nel corso della riunione romana i tecnici hanno evidenziato una situazione seria, ma non drammatica, delle condizioni del palazzo, individuando alcune  criticità in particolare nella facciata, nell'Aula Magna Nuova, nel ballatoio e nel porticato, tutte zone distanti dall'area dove si trovano i libri della biblioteca universitaria che, quindi, non dovranno essere spostati in toto. Questi locali saranno però alleggeriti di circa 3 chilometri lineari di volumi trasferendo  momentaneamente un nucleo significativo della collezione dei periodici nella ex sede del Dipartimento di storia dell'arte, sul lungarno pisano. Il problema immediato è che quest' ultimo non è ancora in grado di accoglierli essendo  in corso lavori di adeguamento strutturale che andranno avanti per qualche mese. Entro maggio comunque gli interventi al complesso di San Matteo si concluderanno e il trasloco dei periodici potrà avvenire. "Ci sarà allora  la possibilità di riaprire la biblioteca usando uno degli accessi laterali, senza per questo disturbare le imprese al lavoro nella parte anteriore, quella che presenta i maggiori segni di criticità", ha proposto Chiara Frugoni, medievista insigne del nostro ateneo e presidente dell'Associazione Amici della Biblioteca, nata in seguito alla chiusura della Sapienza e al progetto di disperdere in varie sedi il patrimonio di storia e volumi che questa contiene. Anche lei era presente alla riunione insieme ai ministri e al segretario generale del Mibact, Antonia Pasqua Recchia, al direttore generale per le biblioteche, gli istituti culturali ed il diritto d'autore Rossana Rummo, al direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana Isabella Lapi, al Rettore dell’Università di Pisa, Massimo Augello e all' assessore alla cultura del Comune di Pisa, Dario  Danti.

Una volta conclusi i lavori di consolidamento del palazzo si dovrà decidere sull'utilizzazione dei locali che fino al 29 maggio 2012 avevano ospitato la facoltà di Giurisprudenza. Appare estremamente improbabile che le aule della Sapienza possano nuovamente accogliere i duemila studenti che ogni giorno le frequentavano perché questo potrebbe creare nuove usure e nuovi rischi. La cosa più logica sarebbe poter ampliare i locali della antica biblioteca, facendo rientrare dal San Matteo i periodici 'traslocati'. Ma questo progetto sembra cozzare con impedimenti amministrativi di stampo burocratico. La biblioteca cosiddetta universitaria in realtà è un'antica biblioteca statale e appartiene infatti al Mibact, cioè al Ministero dei Beni e delle Attività culturali, mentre il resto della Sapienza è di competenza dell'Università. Si riuscirà a trovare un linguaggio comune, viste che entrambe le istituzioni si occupano di studenti e professori? E' ancora presto per dirlo. E c'è anche un altro problema che attende una soluzione. Quello della biblioteca di giurisprudenza, 120.000 volumi che si trovavano al piano terra della Sapienza, ora spostati a Montacchiello, nell'area industriale, in un enorme deposito  dove non sempre la consultazione è agevole. Il buon senso li vorrebbe veder tornare nello stesso palazzo di via Curtatone e Montanara, non lontano dall'attuale sede della facoltà.  Ma anche in questo caso  non esistono certezze. L'aver trovato un iniziale accordo è tuttavia un segnale che lascia aperte le porte alla speranza di veder nuovamente aperto  e funzionante uno dei palazzi che ha fatto la storia dell'Università italiana.