Sgravi ai negozi storici e di tradizione. "Nascerà un nuovo circuito turistico"

Il sindaco sul piano del ministro Franceschini: «Pieno sostegno»

Il sindaco Marco Filippeschi

Il sindaco Marco Filippeschi

Pisa, 18 aprile 2017 - Perdita di identità dei centri storici. Un tema quanto mai sentito a Pisa, che in una decina d’anni ha visto trasformarsi profondamente il proprio tessuto commerciale con la chiusura, una dopo l’altra, di tante attività storiche e di tradizione che hanno lasciato il posto a grandi catene commerciali di marchi nazionali e al proliferare di kebab, minimarket e attività che poco o nulla hanno a che fare con quello che dovrebbe essere il tessuto di negozi e identità del centro storico. Un fenomeno purtroppo comune, con diverse gradazioni di gravità, anche ad altre città e tanto più preoccupante in città d’arte e a vocazione turistica come la nostra.

Se ne sono accorti anche a Roma tanto che il ministro Franceschini annuncia che «sono allo studio misure per promuovere incentivi e sgravi fiscali che possano sostenere le attività commernciali storiche e identiarie di un luogo, aiutandole ad andare avanti, a rappresentare la cultura italiana». Ne parliamo con il sindaco Marco Filippeschi.

Sindaco, si tratta di proteggere, come dice il ministro, «un patrimonio immateriale fatto di antichi saperi, tradizioni, artigianato e gastronomia»? Cosa ne pensa?

«La proposta che fa il ministro Franceschini d’incentivare il reimpianto di attrività tradizionali è d’estremo interesse. L’approvo in pieno. Con la responsabilità che ho nell’Anci - innovazione e attività produttive - la rilancerò subito. Chiedendo un tavolo. Apriamo il confronto e prendiamo decisioni. Non è mai troppo tardi».

Il tessuto commerciale del centro di Pisa sta soffrendo...

«L’appetibilità di percorsi turistici nuovi, legati appunto anche ai negozi di tradizione, può forse creare le condizioni di vantaggio economico per invertire la rotta. Dove si sono aperte troppe attività di somministrazione, o peggio anche minimarket, potrebbe diventare conveniente fare altro. Recuperando l’identità perduta in anni in cui le città sono state lasciate sole di fronte a cambiamenti così profondi di regole e di abitudini».

A Pisa già da alcuni anni è in vigore una moratoria contro l’apertura di nuovi esercizi di somministrazione nell’area più a rischio e fragile del centro storico. L’ordinanza continua?

«Sì, certo è ancora in vigore. E ben vengano anche nuovi provvedimenti che aiutino. Anche per garantire le regole di convivenza. Anche se il tessuto di parte dei centri storici ha subito un impoverimento e colonizzazioni dovute alla liberalzzazione delle licenze, oltre che ad un radicale cambiamento dell’offerta e della rete commerciale».

Turismo, accoglienza, commercio di qualità e di tradizione: sono utili strumenti per rilanciare l’attrattività del centro?

«Sì. E mi piacerebbe organizzare a Pisa un convegno sul recupero di qualità dell’offerta turistica nei centri storici delle città d’arte. Centrato sui sistemi di promozione e sulle misure di tutela dei luoghi. Come facemmo per la sicurezza urbana, contribuendo a rafforzare proposte che oggi sono articoli della legge Minniti».

Il ministro non esclude neppure «contatori» per turisti per limitare l’accesso in alcune grandi aree monumentali. A pisa corriamo rischi in questo senso?

«No, questo non direi. Capisco che ci siano situazioni al limite. Credo che la nostra sia ancora governabile e possa essere meglio gestita, ma non tale da essere limitata. Si deve piuttosto far crescere un turismo di tipo nuovo. Aggiuntivo. Qualificato, per la città d’arte, con soggiorni più lunghi, vendendo Pisa e Lucca, Pisa e le bellezze storico-ambientali della provincia, ma anche Bolgheri o la Versilia. Che si giova della straordinaria offerta del nostro aeroporto, ancora da valorizzare appieno».