Incubo Isis: indagati 5 studenti tunisini, spacciavano a Pisa

Ma gli arresti non possono essere eseguiti per motivi burocratici

Il Ros Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri  ha eseguito le indagini dirette dalla Procura di Torino

Il Ros Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri ha eseguito le indagini dirette dalla Procura di Torino

Pisa, 17 novembre 2017 - Spacciatori in piazza delle Vettovaglie e aspiranti terroristi dell’Isis: è questo il quadro delineato dai carabinieri del Ros di Torino e dalla Procura del capoluogo piemontese che hanno ottenuto dal tribunale del Riesame cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere per terrorismo, ordinanze al momento non eseguibili, per altrettanti tunisini che si erano stabiliti a Pisa dove erano noti alle forze dell’ordine per la loro reiterata attività di spaccio di hashish e cocaina.

Negli ambienti investigativi pisani la vicenda è nota da oltre un anno e riguarda un gruppo di persone che gli inquirenti definiscono "Bilel e i suoi fratelli" (dove il termine fratelli è inteso come compagni di avventura nelle attività criminali) saliti alla ribalta delle cronache con quello che l’allora premier Matteo Renzi definì uno "stress test” quando nell’agosto 2016 i carabinieri individuarono, al termine di una gigantesca caccia all’uomo in città, in un’area rurale del Biscottino al confine tra le province di Pisa e Livorno, Bilel Chihaoui, 27 anni, che la notte precedente sul suo profilo Facebook aveva minacciato di diventare martire per la causa di Allah. Aveva postato il suo avvertimento da un’abitazione di Porta a Mare. Il tunisino è stato poi definitivamente espulso.

In un primo momento la Procura di Torino si era vista rigettare dal Gip le richieste di misura cautelare ora accolte dal Riesame ma che non possono essere comunque eseguite fino al definitivo pronunciamento della corte di Cassazione.

La difesa dei tunisini indagati, rappresentata dall’avvocato pisano Sara Baldini, ha infatti dieci giorni di tempo per impugnare il provvedimento e il legale, pur non volendo commentare l’esito delle indagini, ha già annunciato di volerlo fare.

Oltre a Chiaoui gli altri destinatari dei provvedimenti sono Nafaa Afli, 26 anni, attualmente detenuto agli arresti domiciliari in provincia di Varese, Marwen Ben Saad, 30 anni, ai domiciliari in un appartamento di Cisanello, Bilel Mejri, 25 anni, ai domiciliari presso un’abitazione di San Giusto e Bilel Tebini, 29 anni, residente a Torino. Gli accertamenti sono nati da controlli su false dichiarazioni di studio all’Università di Torino presentate da stranieri per ottenere permessi di soggiorno. I militari hanno individuato i sospettati e hanno scoperto che nel frattempo si erano stabiliti a Pisa per dedicarsi allo spaccio di stupefacenti.

Afli, Ben Saad e Mejri sono noti come pusher più o meno abituale nella zona delle Vettovaglie, ma agli inquirenti pisani non risultano essere soggetti particolarmente pericolosi per attività eversive o comunque legate al terrorismo internazionale. Non è neppure escluso, spiegano fonti investigative, che la loro adesione all’Isis, in qualità di potenziali «lupi solitari», non sia dettata da convinzioni religiose, né da una radicalizzazione più o meno realisticamente avvenuta, quanto dal tentativo di innalzare il loro spessore criminale magari con l’obiettivo di guadagnarci anche qualche soldo. Tuttavia, rivelano le stese fonti, la pericolosità sociale di questi soggetti è comunque elevata e hanno fatto bene i Ros di Torino ad approfondire le loro posizioni. Spetta ora ai giudici della Cassazione valutare se gli indizi raccolti sono sufficienti o meno a far scattare l’arresto per un’accusa così grave.