Ridusse in schiavitù la nuora, confermata la condanna a 13 anni

Condannato il suocero della "sposa bambina"

Una foto di scena del film ‘La sposa bambina’ del regista Khadija Al-Salami

Una foto di scena del film ‘La sposa bambina’ del regista Khadija Al-Salami

Pisa, 10 febbraio 2017 - I difensori impugneranno anche in Cassazione la sentenza di piena colpevolezza emessa dalla Corte d’appello e chiederanno agli ermellini un nuovo giudizio di merito per il processo della «sposa bambina» di Tirrenia. Il secondo grado, infatti, ha confermato la condanna a 13 anni e 6 mesi per riduzione in schiavitù di un 43enne nei confronti della nuora (omettiamo il nome a tutela della parte civile e in quanto padre di minori). Una storia avvenuta all’interno di un nucleo kosovaro e nella quale lei finì a servizio di suocero-padrone dispotico e violento, oggi detenuto al «Don Bosco».

La vicenda si svolse tra la fine di marzo e il 5 luglio 2014: questo il periodo incriminato in cui la giovane fu oggetto delle punizioni del suocero che istigava anche il figlio-marito a picchiarla. Periodo in cui la giovane fu costretta fare la serva a tutta la famiglia, spiata con telecamere (anche durante i rapporti sessuali con il marito) e che, tra le varie punizioni, avrebbe subito anche quella di essere appesa ai ganci per ore, chiusa al buio o legata mani e piedi. Veniva anche «esibita a tutti i membri della famiglia, bambini piccoli compresi, verosimilmente per far vedere anche a loro cosa poteva capitare a chi non si sottometteva alla volontà del capofamiglia», avevano scritto in sentenza i giudici di primo grado. Un inferno dal quale fuggì e chiese aiuto ad un vicino di casa dopo le ultime botte del marito. Qui entra campo la Squadra mobile e la Dda fiorentina che ha coordinato le indagini- Per la 16enne si aprono le porte delle case di accoglienza prima a Pisa e poi fuori Toscana da dove, tuttavia, ad un certo punto avrebbe telefonato al marito chiedendo di tornare insieme ma lontano dal clan a cui era stata costretta a fare la serva e dove la sua personalità era stata annientata.

Ma come arriva la sposa bambina a Tirrenia? La sedicenne, serba, conobbe quello che poi diventò suo marito su Facebook e lo vide la prima volta via Skype. Poi, com’è costume tra queste popolazioni – l’aspetto è un elemento concettuale forte dei teoremi difensivi – le famiglie si incontrarono e concordarono le nozze. Il suocero consegnò anche 40mila euro al padre della promessa sposa per contribuire alle spese del matrimonio e perché è così – dicono loro – che per tradizione si riconosce il valore della sposa, la sua purezza e bellezza. Dopo un primo periodo tranquillo inizia il dramma che il pm Angela Pietroiusti ricostruì in primo grado chiedendo 15 anni di condanna.

Un quadro che per il team difensivo contrasta su più punti già con quanto emerse nell’incidente probatorio in cui fu sentita la ragazza – ora madre di un figlio e con una vita lontana da qui – e sulle ricostruzioni delle punizioni che avrebbe subito. La Corte ha riformato la sentenza restituendo la genitorialità all’imputato, lasciandolo tuttavia interdetto dall’esercizio di attività economiche.