Sigilli a bottiglie di birra fredda. La Cassazione boccia il maxisequestro dei vigili

Il caso: sotto accusa l'ordinanza del sindaco Filippeschi

Agenti della Polizia Municipale impegnati nel contrasto alla mala movida

Agenti della Polizia Municipale impegnati nel contrasto alla mala movida

Pisa, 3 gennaio 2018 - Niente da fare. Anche la Cassazione conferma la decisione del Gip del tribunale di Pisa che aveva respinto la richiesta di convalida di sequestro preventivo di un impianto di refrigerazione e del contenuto costituito da 447 bottiglie di birra, effettuato nei confronti di Ullah Oli, 37enne, titolare di un laboratorio artigianale in piazza Garibaldi di Pisa. Al commerciante era stato contestato il reato di mancata osservanza di un provvedimento dell’autorità. Al centro del duello legale, arrivato fin davanti gli ermellini, le azioni che devono seguire il mancato rispetto dell’ordinanza del sindaco che vieta ai minimarket di conservare alcolici in frigo in qualsiasi orario. In sostanza il tribunale di Pisa ha evidenziato – e il teorema è stato validato dalla Suprema corte – come l’ordinanza sebbene emessa per fronteggiare esigenze contingibili e urgenti di sicurezza pubblica, costituisca un ordine amministrativo indirizzato ad una generalità di soggetti e, nonostante sia notificata ai singoli interessati, «non perda tale natura sostanzialmente normativa, restando rivolta ad un numero indefinito di destinatari». Rientra pertanto «nell’ambito di quei regolamenti di polizia urbana dalla cui violazione non può discendere la responsabilità penale di inosservanza dei provvedimento dell’autorità che riguarda soltanto ordini specificamente rivolti a determinati soggetti».

L’operazione della polizia municipale era scattata l’11 ottobre 2016 quando furono controllati quattordici esercizi di vendita in tutto il centro storico, soprattutto quelli più coinvolti nello smercio di alcol a basso costo nelle serate della movida pisana. Il risultato rivelò – fu detto allora – una certa efficacia del provvedimento adottato dal sindaco. Infatti tredici su quattordici punti vendita avevano il frigo spento o, addirittura, svuotato delle bevande alcoliche, riposte invece su semplici scaffali.

Uno solo di essi, un esercizio di kebab di piazza Garibaldi, aveva il frigorifero acceso, pieno di alcolici, in vista accanto all’entrata. Il titolare, di nazionalità bengalese, fu denunciato ed il frigorifero, contenente bottiglie per gran parte di birra fu sequestrato, sigillato ed affidato in custodia all’esercente.

A impugnare l’ordinanza del gip in Cassazione è stata la Procura della Repubblica di Pisa sostenendo che il tribunale avrebbe escluso la probabilità di effettiva consumazione del reato nonostante l’ordinanza sindacale violata dall’indagato (contrasto all’abuso di alcool e alla dispersione del vetro in suolo pubblico), fosse stata emessa per rispondere a esigenze di sicurezza pubblica, e presentasse tutti i requisiti per rientrare nell’ambito dei provvedimenti sanzionati dalla contravvenzione anche sotto il profilo della specificità dei soggetti destinatari dell’ordinanza». Lapidaria la Cassazione secondo la quale serve «l’inosservanza di un ordine specifico impartito a un soggetto determinato, in occasione di eventi tali da far ritenere necessario che proprio quel soggetto ponga in essere una certa condotta in contrasto con le finalità di sicurezza, di igiene o di giustizia».