Roman, da senzatetto a volontario Cisom / FOTO

La storia di riscatto: "Ricomincio da qui"

Roman Jagielski con la divisa da volontario

Roman Jagielski con la divisa da volontario

Pisa, 9 ottobre 2016 - Il volontariato fatto da chi, fino a poco tempo fa, era dall'altra parte a soffrire e a ricevere cure, cibo e assistenza, ha un sapore molto particolare. Roman guarda la sua acqua frizzante con ghiaccio e sorride. Un gesto che sembra così naturale, per lui, in passato, non lo è stato affatto. Siamo in un bar a compiere un gesto tipicamente quotidiano e «normale». Roman sorride di nuovo e pensa, con ogni probabilità, a cos’è la normalità. Poi inizia il racconto della sua vita.

Roman Jagielski è nato in Polonia cinquantanove anni fa e fino al 1997 conduceva una carriera brillante. Era macchinista di treni elettrici ed era destinato alla felicità. Ma la vita lo ha messo duramente alla prova. La moglie, che già lavorava periodicamente in provincia di Pisa, decide di trasferirsi definitivamente all’ombra della Torre per partorire. Roman la segue e inizia a lavorare in città come operaio qualificato. Siamo nel 1997. Roman è al settimo cielo, ma alla fine anche il matrimonio finisce. E lui sente le certezze di un tempo sfumare pian piano. Il lavoro, sempre più precario, cessa di mantenerlo. E a dicembre del 2010, nel mese più nevoso degli ultimi anni, si vede costretto a lasciare la sua casa popolare. «Mi trovavo in via Mazzei – racconta – con la macchina piena di roba e, da un giorno all’altro, senza un tetto sopra la testa».

La Caritas, i centri di aiuto, ma soprattutto la solidarietà silenziosa delle persone. «Non sono morto di fame grazie a Barbara e Franco, di una pizzeria del quartiere di San Marco. Poi ho conosciuto altre due persone importantissime». La prima, in ordine di tempo, è Loris Massarelli, commerciante nel campo dell’elettronica. Il feeling tra i due scatta subito, anzitutto per ragioni professionali. Poi Loris, appresa la storia di Roman, pensa di offrirgli ospitalità in giardino, il bagno e la possibilità di sistemare in garage le proprie cose. La seconda persona, anch’essa decisiva, per tornare a vivere appieno la vita è Daniele Gallea, capogruppo pisano del Cisom, il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta.

Conosciuta per caso la storia di Roman al negozio di Loris, dov’è cliente, pensa di incontrarlo. Intesa totale alla prima occhiata, ancora una volta. E il reinserimento nella società è quasi completato. Trovata una casa popolare dopo otto anni di graduatoria, Roman percepisce un’esigua pensione di invalidità che «mi faccio bastare, ho poche esigenze». La casa si sta pian piano completando grazie ai volontari che gli donano mobili e lo aiutano nelle rifiniture, «anche se me la cavo benissimo da solo», scherza.

Infine, il volontariato. «Il Cisom mi ha accolto e mi ha permesso di diventare volontario. Oggi porto il cibo della raccolta alimentare alle persone bisognose, tra le quali stavo fino a pochissimo tempo fa. Dare è la cosa più bella del mondo, fa tornare il sorriso». Che ormai, dal suo volto, ha deciso di non andarsene più.