"Roberta Ragusa è sepolta in quel boschetto": si torna a parlare del caso

La donna scomparve dalla sua casa di Gello la notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012

Roberta Ragusa

Roberta Ragusa

Pisa, 19 aprile 2016. «Cercate in quel boschetto, lì troverete i resti di quella poveretta...». Una nuova lettera anonima, questa volta inviata alla redazione del Corriere della Sera, sembra riaprire il caso Roberta Ragusa. Ad un mese esatto dalla decisione della Cassazione di accogliere i cinque ricorsi contro la decisione del gip Giuseppe Laghezza di prosciogliere il marito Antonio Logli, dunque, una missiva corredata di foto prova ad imprimere una nuova svolta nel caso dell’imprenditrice scomparsa dalla sua casa nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012. La notizia esplode sul web intorno alle 17.30 di un tranquillo lunedì di aprile con la città più in ansia per le sorti della squadra nerazzurra che per quella donna svanita nel nulla.

Eppure, in poco tempo riempie i social network e torna a far parlare di quel caso che da anni tiene con il fiato sospeso le cugine e le amiche di Roberta. Sul sito del quotidiano milanese si afferma che la lettera, oltre che alla redazione, sarebbe stata recapitata anche anche ai carabinieri del Comando Provinciale di Pisa. Particolare che, però, non trova conferme negli ambienti investigativi. «Non ci sono assolutamente novità», è l’unico commento che arriva da un investigatore che del caso Ragusa conosce ogni singola virgola.

E la riprova si ha poco dopo, quando, arrivando nel luogo indicato nella lettera anonima non c’è nulla se non la vegetazione che nel frattempo si è ulteriormente allargata rispetto alle foto inviate per posta al Corriere. Nessun carabiniere a scavare e a cercare tracce dei resti dell’imprenditrice quarantenne che, con la famiglia, abitava non molto distante. «E perché mai dovremmo ancora scavare? – spiega con una certa irritazione ancora l’investigatore –. Si tratta di un vecchio esposto, risalente a pochi mesi dopo la scomparsa della Ragusa. Quel boschetto lo abbiamo setacciato palmo a palmo, così come tutti i posti intorno all’abitazione della famiglia Logli. Anche quelli che ci sono stati segnalati da lettere anonime. Niente è mai stato tralasciato». 

E, in effetti, di battute nel territorio del comune di San Giuliano e non solo ne sono stata fatte diverse. Anche con l’ausilio delle unità cinofile e dell’esercito. Nessun input investigativo nuovo dunque da questa lettera anonima. Di certo c’è, invece, che il caso non è ancora chiuso. E a scriverlo sarà un gip diverso dal dottor Laghezza (verosimilmente la dottoressa Elsa Iadaresta, che non si è mai pronunciata su questa vicenda) sul cui tavolo l’intero fascicolo approderà, tra pochi mesi, dopo la decisione della Corte di Cassazione di annullare il proscioglimento nei confronti di Logli che per i pm resta l’unico imputato della scomparsa della moglie.

L’ipotesi della Procura parte dal movente di un rapporto di coppia ormai sfilacciato tra Antonio e Roberta e dall’esistenza di una relazione clandestina tra lui e Sara Calzolaio, l’ex baby-sitter dei figli di Roberta nonché segretaria dell’autoscuola di famiglia. E proprio nella notte della sua scomparsa la Ragusa avrebbe scoperto l’identità della donna con la quale si incontrava il marito. Da qui – sempre secondo la ricostruzione ipotizzata dagli investigatori – tra i due coniugi scoppia una violenta lite, poi Roberta esce di casa in pigiama – dettaglio confermato da una testimone –, Logli la insegue e proprio nella vicina via Gigli, nonostante la resistenza e le urla della donna, l’avrebbe costretta a salire in macchina. E qui c’è la testimonianza del giostraio e vicino di casa Loris Gozi che afferma di aver visto Logli litigare con una donna accanto a un’auto uguale a quella di Roberta. Subito dopo, secondo la Procura, Logli avrebbe ucciso Roberta. Ma nelle pagine che riassumono l’inchiesta non mancano i coni d’ombra: ad esempio non viene chiarito come Roberta sarebbe stata uccisa, né come sarebbe stato soppresso il cadavere. E proprio il mancato ritrovamento del corpo resta uno dei grandi enigmi della vicenda.