Raffica di colpi nelle banche. Condannati due rapinatori seriali

Le rapine sono state fatte nelle province di Pisa, Lucca, Firenze e Livorno.La sentenza: dieci e undici anni. La difesa: "Faremo appello". I rapinatori sono di Pistoia e di Montecatini

Erano stati i carabinieri del nucleo investigativo di Pisa a occuparsi dell’ultimo caso avvenuto a Migliarino

Erano stati i carabinieri del nucleo investigativo di Pisa a occuparsi dell’ultimo caso avvenuto a Migliarino

Pisa, 7 febbraio 2018 -  Nove rapine  in banca e tre tentate fra il 2012 e il 2013 nelle province di Pisa, Lucca, Firenze e Livorno. Ora la condanna davanti al giudice Donato D’Auria per Michelangelo Laudato (residente nel Pistoiese) e Mario Arcidiacono, residente a Montecatini Terme. Le indagini erano state condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Pisa. Era il 31 maggio, quando i due furono arrestati a Migliarino, sul raccordo autostradale di Pisa Nord, svincolo diramazione Firenze. Alle 13 di quel giorno, era stata ripulita la filiale della Cassa di Risparmio di Volterra a San Vincenzo, il bottino era stato di 22.150 euro recuperato del tutto: i dipendenti erano stati legati e rinchiusi in un locale dell’istituto. In abbreviato, Laudato prese 3 anni e 4 mesi e Arcidiacono 4 anni e 8 mesi. Fu l’epilogo di un’indagine avviata due mesi prima, dopo una rapina commessa a San Miniato il 18 marzo 2013, al Monte dei Paschi.

Ieri la nuova tappa di questo lungo caso frammentato in più procure: i fascicoli sono stati riuniti. Pianificavano i colpi a distanza di 15 giorni, un mese l’uno dall’altro, il bottino era di 10mila, 20mila euro, ha ricostruito in aula il pubblico ministero, Sisto Restuccia. All’arresto era seguita anche la perquisizione in casa durante la quale i militari avevano trovato materiale mirato, come alcune pettorine e un’auto di provenienza illecita. Alla fine, aveva chiesto 10 anni per loro. Poi, la parola agli avvocati della difesa, Marco Ammannato di Firenze e Nicola Giribaldi di Livorno che hanno sottolineato che i loro assistiti hanno ammesso i fatti. «Oltretutto – spiega il legale di Arcidiacono – in molti procedimenti, la piena prova penale dell’assistito non è così chiara e le descrizioni fatte dai testimoni sui due erano le più varie. E anche le individuazioni fotografiche non erano certe, ma lui aveva ammesso la sua colpevolezza. Da 4 anni e mezzo, il suo comportamento è irreprensibile. Dai primi di ottobre ha anche ripreso a lavorare in una cooperativa sociale». Per questo, aveva chiesto il minimo della pena e che fosse comunque proporzionata. «Stava attraversando un periodo molto difficile – ha aggiunto il legale di Laudato – non si tratta di una giustificazione, ma questo ci parla del momento particolare vissuto». Il giudice ha assorbito la sentenza per continuazione del gip di Livorno relativa all’episodio del 31 maggio, condannando Laudata a 11 anni e 3 mesi e Arcidiacono a 10 e 4 mesi. Gli avvocati aspetteranno le motivazioni per valutare l’appello.

antonia casini